Ricordi del 1870-71
26 set
d'esserci rifatti bambini; l'uomo diventa formica, come dice Victor Hugo. Per guardare il sommo degli edifici e delle colonne bisogna torcersi il collo; per vedere il fondo alle piazze ci vuole il cannocchiale; per muoversi, la carrozza; per non perdere la bussola, un volume di cinquecento pagine sotto il braccio; per non lasciarsi soverchiare dalla commozione, almeno un paio di case a Firenze che diano la rendita di cinquantamila lire. è una città che stordisce; ecco la vera parola. Non mi ricordo chi sia quell'illustre strani
*
ia e andarono difilato sino a Montecitorio. Fosse caso o disegno, non lo so;
prorompono in un lungo oh! che si propaga di compagnia in compagnia, di battaglione in battaglione, man mano che giungono nella piazza. Chi rallenta il passo, chi si ferma, chi vorrebbe avvicinarsi. - Animo, animo, - dicono gli ufficiali, - ci sono altre cose più be
io, il Tevere, la campagna, un panorama grandioso e imponente. I soldati rimangono attoniti, senza profferir parola, senza neanco accorgersi delle grida e degli applausi che li accompagnano; guardano colla bocca aperta e gli occhi spalancati, come se si fossero affacciati a un mondo nuovo; il silenzio dura per qualche momento
re nella fontana. - Viva Roma! - gridano; - Viva l'esercito! - rispondono i Romani, e di nuovo: - Avanti, vedrete, vedrete. - Ma che si può vedere ancora di più bello? La fontana di Trevi è veramente prodigiosa, non par vera, pare una cosa sognata, una cosa da giardino fatato
za Colonna,
mburi, grida; v'eran dei Tedeschi e degl'Inglesi con noi, e in quel momento, co
...
...
A DI SAN
o la cupola di San Pietro c'è una grande novità: i bersaglieri, dei quali non è fatto cenno, credo, nè dalle guide, nè dai libri arch
ta l'impressione ch
mo un ufficiale che ci consigliò di tornare indietro. Adesso ci troverete una processione di
miglia di lontananza, grande, netta e spiccata, che mi pareva a due passi, e mi faceva soffrire le pene di Tantalo? è i
uando il mio compagno mi consigliò di chiuder gli occ
ozza si fermò e l'a
le fontane, la gradinata, la cupola, ogni cosa come s
i scuoti? che impressione ti fa?
osa basilica? Questa la cupola che si vede di lontano
nqu
amico, vuoi ch'io
ua
ar pi
os
esa, la facciata, la cupo
iede in uno sc
par piccolo, mi par piccolo, m
a quel
ua
d'una delle colonne di
zza della colonna, misuro la larghezza, poi l'
mmen
corgere che qualcosa è gigantesco dove tutto è gigantesco? A prima
: sono larghe come case. Guardiamo in su: sono alte come campanili. Ci voltiamo indietro: quanta strada s'è fatta! Le fontane, pur ora così grandi,
co, questa volta te lo di
ba in bassorilievo, di marm
ed
par che giunga d
co
dia
due passi. Eccoci. Oh questa è curiosa! Stendo il braccio
quell'iscrizione lassù
tro p
arda quelle finte colonn
brac
met
oh cospetto! i ragazzi sono soldati d'artiglieria grandi e robusti come Ciclopi; la cosa alta è la statua di San Pietro; i soldati le baciano il pied
di marmo, mettono loro le mani sulle spalle, sulle braccia, sulle ginocchia, come fanno i ciechi per riconoscere. Un gruppo di bersaglieri è estatico davanti
na meraviglia che ha dell'estasi. è il solo punto della chiesa in cui collo sguardo si sollevi al cielo il pensiero. Nelle altre parti è magnificenza che seduce e splendore che affascina, non grandezza che ispira; ci si sente il teatro; si pensa più alle fatiche e ai milioni che vi si profusero, che a quegli cui furono dedicati; più a
ano confusamente allo sguardo, vicine, fitte, ammontate. L'attenzione a tutte insieme non basta; sopra una sola non può fissarsi, chè le altre la tirano; così tremola e si stanca senza nulla abbracciare. Colon
vimento: guardano le indicazioni della lunghezza delle più grandi basiliche del mondo. Quale arriva a metà, quale a due terzi, quale a un terzo: chiesuole. Mamma mia! esclamano i soldati napolitani. Quante moltiplicazioni dovranno fare, tornati ai loro villaggi, per dare un'idea di Sa
è l'iscrizione di Ferdinando II di Napoli. Sotto, appoggiate al muro, ci stanno otto daghe da bersagliere. Più su, a ogni passo, cappelli coi pennacchi, keppì, sciabole di cavalleria, cinturini, giberne. Sopra la testa e sotto i piedi, un fracasso da stordire. Sono squadre intiere di soldati che scendono, salgono, s'incontrano, si salutano, si e
petto, si guarda nella piazza, è un formicaio. Si guardano le statue che sorgono in fila sul sommo della facciata: che moli! Piedi che non istanno sul tavolino dove scrivete; pieghe dei panni in cui si può nascondere un uomo; dita che paiono clave. V'è una chiave di San Pietro che a prima giunta si piglia per un'àncora di bastimento. I soldati scorrazzano da tutte le parti, chiamandosi e salutandosi dalla piazza al tetto, dal tetto alla cupola, ed esprimendosi la meraviglia con quel ridere allegro e quelle es
della chiesa," mi dice il compagno. Guardo; "Ma come! là dentro stavano tutti quei vescovi? Ma se è grande come una scatola da tabacco!" Cosa sembrano gli uomini? Mi ricordo il detto del Guerrazzi: quello che sono, insetti. Intorno a quell'
g zag, scale comprese fra due pareti curve dove bisogna camminare rotolandosi sulla parete più bassa; e daccapo scale dritte, e daccapo scale a chiocciol
è d'un artigliere lombardo. - Madona! - egli esc
e, nere e gigantesche. Le statue in cima alle colonne, le punte degli obelischi, le curve sponde del Tevere, il Pincio, la villa Borghesi, il Quirinale, San Giovanni Laterano, il Gianicolo, che sembra una collinetta di giardino, tutto si vede distintamente. Il giardino del Vaticano sembra un'aiuola. Il Vaticano un edifizio comune, coi cortiletti; è tutto chiuso e deserto. Ecco Monte Mario. Ecco laggiù la campagna romana,
pensierosa; pare che voglia dire qualche cosa, sorrid
quel che
he
gli altri soldati, sul punto di scendere,
se echeggia il suono dei passi p
I E
itornello che comincia: Catholiques, debout! Ha una strofa che arieggia quella dell'inno francese: Entendez-vous dans ces campagnes, colla differenza che ai féroces soldats sono sostituiti les barbares. Ha un v
servirono principalmente i fautori del governo papale per suscitare e tener vivo il fanatismo nei soldati, per ispirare nel popolo l'avversione al governo itali
te del popolo dalle dimostrazioni entusiastiche così
i più noti, e in voce di liberale, gli domandam
on si potrebbe desiderare di meglio." E poi a bassa voce: "Hanno rispettato le ch
si venisse qui a guastare
nemmen p
ti si saranno chiusi in casa e fatti dar del codino. Ma ora che si son disingan
nosa e supplichevole: "è una buona persona il nostro curato, glie l'assicuro; è un galantuomo; non gli dispiace
e di far la festa ai preti, come diceva don Abbondio. Ora lamentatevi, se
che v'erano passati i soldati. Un popolano, accennandoli, disse in
nita?" gli
lumi di
minaristi seguiterete ad averli; ce li a
poi domandò: "In Italia? Ce
cur
iano per l
ano per l
o gli dic
lete che g
za; mi ripugnava quasi di
Alla paura delle cannonate gli era poi sottentrata la paura delle dimostrazioni. Passavano alcuni giovani cantando e sventolando bandiere. Non avendo più tempo di fuggire, credette
dei giovani del drappello lesse nel viso al vecchio e gli disse con piglio severo:
o rimase
nuando a guardarlo. Il povero Italiano fallito non profferì più parola. A
ondere certi palloncini da luminaria su cui era scrit
ella roba do
io
ciat
per il Papa; io so
non c'è mica bisogno
esta r
servire, e tra poco, speriamo,
dice
facevat
e dei villaggi la buona gente tremava per la loro vita, essi, dalla finestra, assistevano tranquillamente a
lido e tremante, e giunto a pochi passi dai primi soldati, si fermò e giunse le mani in atto di chieder grazia. - Fa nen 'l farseur - gli dis
ttero a veder sfilare sei battaglioni di bersaglieri sulla porta del convento, sereni e ridenti
Roma, r
'accom
è dei
mise una man
dalle file. E il frate
ldato. Se l'Unità Cattolica osservasse che è inurbanità il dirigere la parola a chi non si conosce, le si potrebbe rispondere che nessuno obbligava i preti a mettersi alle finestre o a
r a prendere parte, neanco come spettatori, alle dimostrazioni del popolo. Tuttavia, ripeto, alcuni se ne videro anche il primo giorno, e passavano in mezzo alle bandiere e alle grida, sicurissimamente, come in casa propria, senza esser nemmeno g
mente, seduti sugli scalini. I bersaglieri mangiavano; due o tre frati rivolgevano tra le mani una gamella, guardandola di sopra e di sotto; altri tenevano in mano un pane di munizione; altri osservavano con molta
da soldati. La gente guardava e rideva. Era infatti una mescolanza così nuova e strana, che pareva di sognare. E il modo con
ome per consultare il tempo, e sentite grida o musiche lontane, richiudevano le imposte. Altri uscivano in fretta da una porticina, si arrestavano a un tratto, come le lucertole, a spiare
per vedere che bestia fosse. Ne vidi due che sbirciavano da lontano due carabinieri in tenuta di parata. Lo guardarono dalla testa
traverso, rasente il cappello, al di sopra della spalla, tra le dita della mano, o facevano scorrere due dita i
aver detto in cuor loro: - Qua
ome ai principi del sangue; chi avesse visto il sorriso che fecero quando si videro presentare le armi, lo sguardo benigno e gentile che girarono sui soldati, e l'atto di ringraziamento con cui accompagnarono lo sguardo,
i soldati italiani erano barbari, e non li hanno visti torcere un capello a un reverendo; ch'erano empi, e li hanno veduti affollarsi nelle chiese a baciare i piedi dei santi; ch'erano vandali, e li hanno visti pagare ogni cosa a soldi sonanti, e regalare le pagnotte ai
politiche hanno fat
va credere morte neanche nel cuore del Papa, debbono essersi scosse nel loro cuore la sera del 20 settembre. Le grida e i canti del popolo debbono essere risonati nelle celle silenziose dei monasteri, come un avvertimento, come un consiglio, come un rimprovero. Molti debbono aver invidiato dal più profondo dell'anima quella gioia; debbono aver rimpianto di essersi ridotti in condizione da non poterla godere; alcuni, forse, tendendo l'orecchio alle musiche lontane, debbono aver provato un sentimento di t
E DI CA
le terme di
passare vicino
are il Campo
l'arco
loaca M
non c'è da sentirsi gonfiare, e mettersi a parlar latino, anche a rischio
a in fretta, e senza molto badarvi, che tanto c'era stato detto e ridetto del
e perchè il Colosseo ce n'aveva fatta moltissima, e perchè l'idea prosaica che in fin dei conti le t
gli ultimi tempi, allorchè si vedevano sporgere dall'acqua alla rinfusa teste di patrizi e di matrone, e i consoli spruzzare i senatori, e l'imperatore tuffarsi ne
ri, - dice a un t
cosa di straordinario e di grande non resta mai distinto nella memoria. La porta s'apre, entriamo in una specie di vestibolo, e udiamo una voce ch
un pezzo i
ra, e via via, fino a un muro lontanissimo che sembra chiudere l'edifizio. Alla nostra sinistra una porta come le prime, e altri campi, e altri muri, e altre porte; e tutto deserto e silenzioso come una città abbandonata. Guardiamo in
litudine che fa quasi paura. Eccoci nel secondo campo. Muri, porte e mucchi di terra come nel pri
narsi nel cielo smilzi e snelli come obelischi. Porte e finestre sformate, squarciate agli spigoli come dall'uscita forzata di un corpo più grande, e dentellate in giro, e dentro buie come bocche di mostri. Scale coi gradini divelti, spaccati, corrosi, in mille modi scemati e guasti, come da una mano rabbiosa. E via pei muri fori d'ogni forma, e incavature larghe e profonde, di cui non si scerne la fine, e vestigia interrotte della commessura dei piani, e traccie di porte, di nicchie, di pareti, di canali, di vasche. E in terra, in mezzo a codeste ro
to, se là rimanesse ancora quell'atrio, quante cose se ne potrebbe argomentare e capire! che peccato! - E più e più volte si ricomincia, con mesto desiderio, questa ricostruzione mentale. Si vedono di sbieco, per una porta, i primi gradini di una scala; chi sa dove mena? Si corre con grande curiosità, si guarda; che stizza! la scala è troncata a metà. Si vede l'imboccatura d'un andito: diavolo, dove riesce? Si corre a vedere: oh delusione! riesce nei campi. Si stanca l'occhio sulle volte e sulle pareti che dovevano essere dipinte, caso mai ci restasse un po' di colore, qualche linea, una traccia qualsiasi: nulla. Nulla delle vaste gallerie dove si facevano i giuochi, nulla dei portici
o s'immerge
'ebbrezza dei piaceri. L'aria è profumata. Cadono nelle celle le bianche stole delle matrone, e le schiave affannate sciolgono i calzari purpurei e le treccie brillanti di perle. Dall'acque, infuse di balsami, emergono i volti accesi di voluttà. Sull'orlo delle vasche si affollano i servi colle striglie argentee e i vasi degli unguenti. Al rumore delle acque cascanti si mescono le musiche e i canti dei cenacoli; le grida del popolo pl
cchi di sassi, un po' d'e
o vederla vivere un istante, trasvoland
di bagni, coll'avviso: - è proibito di fumare. - Invece delle grandi piscine, la tinozza dove si sta rattra
tetto) quando il silenzio profondo che regnava into
'un muro altissimo chiamava i suoi compagni rimasti giù, e
i mosaici. Altri esperimentavano l'eco gridando dei coman
misura che salivamo. Guardammo giù, e ci meravigliammo d'esser saliti tanto. Da quel punto, abbracciando collo sguardo una gran parte dell'edifizio, potevamo formarci un più adeguato concetto della sua grandezza. Ci trovavamo sopra una lingua di v?lta sottilissima, che pareva stare in aria per miracolo. A guardar giù per le fessure girava la te
che dovevano sorreggere qualcosa; torsi di guerrieri atletici senza capo; in un canto un mucchio di teste di dèi, di soldati, d'imperatori, di vergini, tutte mutilate, e col viso rivolto verso chi guarda; rottami di colonne che tre uomini non possono abbracciare, e mucchi di figurine e di pezzi d'ornato staccati dai capitelli, e pietre di mosaico sparse. Tutti questi marmi lasciati così in terra
sti. Tornando in città ci parve d'entrare in un mondo nuovo. Io pensavo alla strana impressione che m'aveva fatto fra quelle mura il suono di certe parole piemontesi. Ed avevo sempre dina
POPOLARE N
percorse da folti drappelli di cittadini con bande musicali e bandiere. Arrivati al Campo, i drappelli si confusero in tre o quattro lunghissime colonne, e moss
reva crescere. Una parte della prima galleria era piena zeppa di gente; ma così lontana, benchè solo a mezz'altezza del muro, da non riconoscerne i visi a occhio nudo. Dalla galleria in giù, su tutti i gradini, su tutti i macigni, su tutti i rialzi del terreno v'era popolo: donne, bambini, signori, poveri, tutti vestiti a festa, con nastri tricolori e coccarde. Da una parte dell'arena v'era un palco, e sul palco un pulpito; intorno molte grandi bandiere tenute da cittadini. Sul cielo del pulpito un gruppo di pompieri. Intorn
ttia Mo
orompe dalla folla e un
to e nascosto quasi dalle bandiere, sale sul pulpito a capo
alla libertà e restituito per
ante, e poi con irr
Io ti
ghiozzo; egli si copre gli occhi co
ntusiasmo, tendendo le brac
zio! si
La folla, ondeggiando e rimescolandosi, si stringe intorno al pulpito. Le parol
porale del Papa, - eg
si viv
e tra la folla, e un braccio convulso si
sempre! - ripet
pete in accento imper
zio! si
i, - il Montecchi prosegue, - è uno dei
e grida con tutta la forza dei suoi
dere che cosa fu detto, e soggiunge: - Uno d
ltà! - ripet
za. - Ora tocca a noi di mostrarci degni della nostra fortuna. R
a l'I
rne argomento a dire che il popolo rom
i nemici di Roma! Viva Vitt
o.... lasciatem
a Mon
o voluto che il popolo facesse l'elezione in modo regolare, colle schede, coi voti.... Ma n
avo!
parando un elenco di cittadini appartenenti a tutte le
niss
arà qualche nome che ad alcuni non piacerà; ma capirete che non è possibile fare un elenco di quaranta persone che riescano ugualmente accette a tutti. Ad ogni modo qualche nome si potrà cambiare. Terminata la lettura io dar
e.... - grida all'imp
on è il momento! - si
si dica Viva il Re! - grida l'entusiast
oglio che si gridi viva il R
momento adesso c
nti che
guard
. Dopo che uno di voi avrà parlato, io metterò a' voti l'elenco, nella sua totalità, s'inte
nto persone si
lo leverete poi; come volete approvare ades
oro che si tolsero il cappello e col
nome da cambiare, quello di voi che viene qui a parlare lo dirà, e i nomi saranno cambiati. Ma mi raccomando; lasciate leggere tutti i nomi di seguito senza interrompere. Parlerete dopo. Vedete, è l'unica
ta! Viva Montecchi! Viva Vitt
o per l'ultima volta..
lpito alza tanto la bandiera che q
a bandiera! - gl
zionale, sai! - rispo
andiera nazionale devi c
da il
me p
si grida a
enti; ma ve ne riprego, non m'interrompete, se no si v
a! Leg
enzio si fa per
legge: - Ta
to; un momentaneo b
e dei
opolo è ben dispost
e dei
d'inferno si leva e si prolunga per cinque minuti da ogni parte dell'affollato uditorio. Il Montecch
te alza
enzio! - si gri
a, continuiamo come abbiamo cominciato, non discutiamo i nomi, non perdiamo tempo, parlerà uno per tutti, t
! Non si discute! Silenzio!
legge: - Ta
pestar di piedi e agitare di mani. E di nuovo il Mon
bbasso! - gr
viva! - alcu
ei paolotti laggiù? Fuori! è pas
cchi: -
mercanti d
semispenta: - Prego, n
iscute! Se dice per di' ch
o d'ap
scutano,
massacrare 'l
fragoro
. Ma p
li v
po' di s
li v
: - Parliamo uno a
l Montecchi, altri apostrofano la folla dalle gallerie, si sventolano le bandiere, si
. Il terzo è accolto da lunghi applausi. Otto o dieci altri non incontrano opposizion
app
sulla sua seggiola e
de nella folla un v
Il tale ha detto che parlerà. - No, parla quell'alt
disopra della folla, si alza
zio! Si
enzio e si ode una vo
parola in un mo
na parte dell'anfiteatro
a parola in un mo
ratore si volta bruscamente: - In nome di chi
tecchi s'intromette, l'or
rte! - grid
lla Commissione. Venga qui sul
ui sovrasta alla folla. è un giovane sui venticinque anni, alto, pallido. Ha il capo fa
ile
i p
oce man mano si innalza e si rafforza
Essi dimostrarono con ciò che d'ora innanzi gl'interessi del popolo non saranno più abbandonati agl'in
o d'ap
a il popolo. - Le canta chia
to che il tempo corrose, ma non distrusse
rruzioni: - A
e la mano: - Io veggo gli archi del C
rotesta. - Alla questione! - Non volemo prediche! - Le
ma la sua voce è soffocata dal
l di sopra di tutte le voci,
iace! Non volemo liberali del momento
si fra
rioti schietti, che ce se v
si fra
formidabile sforzo: - Non
alva d'
ulpito! - Fa' valere le nostre
i apre un varco tra la folla e si slancia verso la tribuna. Sbalzato da un suo spintone cinque o sei passi indietro, mi trovo in
o quello
Colosseo. - Le solite grida - pensavo - la solita confusione, la commedia solita delle radunanze popolari; ma che importa quello che vi si faccia e quello che vi si concluda? Sono grida di libertà, e basta perchè a sentirle di qui e a sentirle uscire
orno come per assicur
non veniamo a misurarci; ma ad ispirarci, ad attingere forza e coraggio, a meditare e ad ammirare. Il Colosseo! - ho sentito d
iteatro un altissimo evviva
Eletto ed amato; mi dice che dove perirono sotto le scuri o in mezzo alle fiamme gli apostoli della libertà e dell'eguaglianza, ora convengono gli uomini liberi
a misto a suono di tromb
e distinta: V
; - Consolati, vecchio gigante; così monco e sfracellato come ti trovi
, e tra arco e arco si vedeva dentr
UZIONE DE
ddo
le donne che scrivono bacio con due c a quelle che lo scrivono con un c solo; e quelle ch
ze, io mi ricordai d'una scenetta seguita a un mio amico, dalla quale mi parve potersi ricavar qualche lume circa l
ettere si dice che l'abbia; quindi anche un po' di vanità, la quale, benchè non sia espressa in parole determinate, resulterà, temo, d
orare con ardore, poichè c'erano delle signore impazienti. Queste signore impazienti, che essendo vicine e amiche di mia madre io avrei potuto conoscere alla mia prima scappata a casa, mi stimolarono potentemente. Non ch'io almanaccassi conquiste o cose simili, nean
sione di tornare per qu
mano prolungate, gli occhi curiosi fissi nei miei a cercarvi l'espressione degli affetti versati nelle scritture, le domande ingenue intorno a questo o a quel particolare, di questo o quel lavoro, il voler sape
to d'una soddisfazione d'amor proprio che mi servisse di premio, quanto d'un incoraggiamento, d'un saggio di quello che potessero essere le gioie d'uno scrittore onest
madre; ma non so perchè, mi pareva che queste dovessero essere assai più dolci e più efficaci di quelle; principalmente perchè la mia
o? Dove sono? Cosa fa
e troverai tutte insieme questa sera in casa della signora C., qui
meno
meno
n generale, fra chi scrive e chi legge, non ha che fare cogli anni. O piuttosto ci ha che fare pel mio meglio: perchè i libri e gli scrittori non diven
lle letterate o delle dottoresse. Sono buone signore, ma nulla
, non traviate dai libri, senza vernice di rettorica, di affettazione, di sens
s'è tutta turbata quando le dissi che tu dovevi arrivare, p
desidera di imparare, gli affetti più riposti, i moti più delicati, le immagini più soavi dell'anima sua! Ah! così - ella deve esclamare leggen
tto, il mio libro, n
e, mi pregavano continuamente di scriverti che tu facessi, che tu ma
uor mio, sento che sc
vo dei complimenti, ma non mi disse che le parole d'uso. Mi fece pietà. A che duro giogo son condannate le donne! dicevo tra me
dendo le scale "di presentar
li suonò, io presi un'ar
più lontani dalla porta. C'era una quindicina di persone divise in tre crocchi. La padrona di casa, in quel momento, era assente.
engono,
omi una signora sulla quarantina, lunga ed asciu
nai e s
anetto di sedici anni, che mi strinse la m
i tra me; ora pi
o, sguardo penetrante, sorpresa, nulla di tutto questo. - Si contiene! - pe
sig
bene. E... come ci
e. Non potrei des
to che si
po
ve, s
nai d
divertimenti, e poi viene il giorno che se ne pentono. A star a tavolino, invece di bazzicare i c
tra me dissi,
etto le co
nai il
i lavori, in verità. No, no, se lo lasci dire, e poi già l
minuto di
, vede, ha dispos
rruppe sua madre, e mi l
no e tira giù delle lettere di otto pagine, tutte d'un fiato, senza ferma
ruppe il figli
i più, che avrebbero tempo a conoscersi e studiare insieme.... e far
o impazientito. "Ma cosa dici? Qui.
annie
i dico mica che tu ne sappia più di lui; ma quattr'occhi, come suol dirsi, vedono meglio di due, e facendo i
ntro porgendomi tutt'e due le mani e sorridendo amichevolmente; mi
tanto contenta di far la sua conoscenza, sono molto a
esi
è un così brav
ai - cos'ha capito co
, lo voglio presenta
tre signore, sedute in fila, tutt'e tre stecchite, serie, mu
ominò tutt'e tre, e poi, a
ignor
e tre un cen
molto....
enno co
avo a far delle
enzio, io stavo là immo
ndò una delle tre sign
gatore, stropicciando il pollice e l'indice della mano destra, nell'at
i. Una delle tre statue, forse mossa a compassione dell'imbarazzo che mi si doveva l
er pensato un po', "lei
sig
el pass
a gu
nuò essa, "è a
ià
, ad espanderci. Si direbbe quasi che è un bisogno che ha l'uomo.... lasciando p
io
a pratica in materia di scriver
casa, premendosi una mano sul petto per non scoppiare dal ridere, mi venne accanto; tutti gli altri intorno. - Questa merita proprio che lei la descriva in uno dei suoi.... temi. - E interrotta tratto tratto dalle risa degli astanti, mi ripetè l'aneddo
na novella sopra,
ia!" diss
e!" esclam
utti a
o non parevo persuaso, "amplificando, aggiungendo, come sanno far loro, se ne potre
nito, attillato, lisciato, impomatato, che rispondeva con molto sussiego ai saluti, ai sorrisi e alle dimost
se dinanzi a me, e t
chinai. Nominò me
sentito
volta corrugando la fronte, stette un po' pensando, e poi
ardarono, i
umiliazione; avrei voluto essere dieci metri sotto terra; mi sentivo il più infelice degli uomini. Oh i miei poveri sogni! mie speranze! miei libri! notti passate a tavolino, colla fronte ardente e il cuore in sussulto! Pensavo a mia madre e ne sentivo quasi pietà.... Se fosse qui - pensavo - se mi vedesse! Ma io non pretendeva mica molto
compagnia per lei. - Ricordo che mi fu domandato da una signora se in Toscana si parla bene, e ch'io risposi che parlavano molto bene i contadini; alle quali parole diedero tutti in una sonora risata. Ricordo che sul punto d'accommiatarmi, mentre tutti mi stavano guardando con un'aria così tra di curi
che schiaccia, un cretinismo che soffoca tutto quello che v'è di più nobile e di più alto nell'intelletto umano! Ma i figliuoli di codeste buone donne, se Dio ne guardi, avranno un lampo d'ingegno, se avranno cuore,
mi annoio più, come una volta, non mi stizzisco più, non mi par più che sia un'ostentazione sciocca e ridicola, perchè penso che quelle bambine, quando saranno
redo quasi inutile d'aggiungere, che tutte quelle signore, se non scrivevano bacio con due c, certamente, nell'atto di scrivere, dovevano stare un po' sopra pensier
ANO UGO
, 24 giu
si levano il cappello e abbassano riverentement
mano aperta alla tesa del cappello ed esclamo con
Foscolo è po
i perda d'animo, la poesia si può benissimo conciliare colle armi; veda, per esempio, nell'antichità Tirteo; in tempi posteriori, Cervantes, Cald
ali. Guerriero! Gran cosa! Che un uomo dotato d'ingegno poetico eccellente abbia potuto andare alla guerra, non deve parer cosa singolare e mirabile se non a chi tenga come verità ammessa e riconosciuta che dire poeta, spaccone e poltrone, sia come dire bianco, rosso e verde. E questo un professore non lo deve credere. Al co
testa piena di Omero, di Virgilio e di Dante, Foscolo fece il suo servizio d'ufficiale con una sollecitudine da contentare il colonnello più brontolone dell'esercito imperiale; Foscolo tenne la contabilità di tre depositi con una diligenza da disgrada
r bene il servizio di quartiere e tenere in regola i registri, per un poeta, è molto di più; chè, in fin dei conti, nel combattere c'è poesia, o s'è assuefatti a vedercene, mentre in quelle altre f
a Novi, in Toscana. Bello il vederlo sui monti di Genova, sotto gli occhi del maresciallo Soult, slanciarsi tra i primi all'assalto del forte dei Due Fratelli, e cader ferito, e meritare le lodi del generale Massena. Bello il vederlo la sera, stanco delle lunghe fazioni del giorno, arringare il popolo genovese, ridotto ormai a cibarsi di gatti e di buccie di limone, e accenderlo di coraggio e di speranza; e potendo stare meno a disagio nello stato maggiore, preferire d'aver comuni cogli altri i digiuni e gli stenti del soldato; e tra questi stenti, in mezzo alle grida delle madri genovesi moribonde di fame, scrivere l'ode a Lu
parte, per vedere coi suoi occhi una spedizione, la quale per i cambiamenti di sistema di guerra e pei progressi della marina, avrebbe fatto epoca negli annali delle guerre. Ma pur tro
ore il Foscolo facesse il dover suo. Si vede che il proprio servizio egli lo pigliava sul serio quanto il proprio genio, e che il suo maggior dolore era di non poter compiere questo servizio meglio di quel che facesse, sia perchè si tro
o per lui era l
soldati già ridotti agli estremi. ?Mi ingegnerò; - rispondeva al generale - e d'ora in poi darò solo la metà pa
la febbre. ?I rognosi - scrivea egli al suo capo di stato maggiore -
la r
altra volta: ?Vi supplico di far sì che i capi dei corpi mi mandino la porzione di massa pel pane da zuppa. Il capo battaglione Begani è testimonio delle noie con cui mi punge il fornaio pel
mmoventi, e si notino quelle parole sul cappotto, sui depositi, sulle rappezzature, sulle frodi, che son proprio
gni individuo de' reggimenti; ove per altro non si guardi più oltre della scorza e si conceda il cappotto copritore di magagne a quegl'infelici che non hanno nè uniforme, nè giubba con maniche. Ma tutti questi ripari vanno diventando insufficienti, e le rappezzature consumano una parte della paga del povero soldato. So che i Corpi
e b
ssendo riuscito a trovarne delle buone a tenuissimo prezzo, scriveva al generale per fa
va man mano accomodare gli oggetti dei soldati coi pochi sussidii che la sua povertà gli concedeva di prestare; assisteva egli stesso a tutti i contratti perchè non si defraudasse il soldato; ratificava gli atti più minut
i soldati contenti di me come io sono omai divenuto contento di loro. La sala di disciplina
vestito dei soldati fosse fatto, anche allora, a casaccio, e che la cintura dei calzoni, in ispecie, non arrivasse al ventre, e che quei benedetti fondi si logorassero in così poco tempo. E si doleva col generale che gli ufficiali comandanti i drappelli lasciassero per la strada gli infermi e si portassero via i cappotti; ?cosa non so se contro i regolamenti - soggiungeva - ma certamente contro l'umanità e la pr
autore dei
consegnare i soldati in quartiere, ad arrestare, ad inquisire, a stendere relazioni su relazioni. I sergenti rubavano sui fogli di prestito; un sergente-maggiore gli scappava, un soldato portava via le catene dai carri d'artiglieria, un alt
oscolo disperato - confesso che la forza
rica negli articoli di giornale, lirica nelle prefazioni, lirica persino nelle postille di comment
a italiana. - Egli è colto, coraggioso e bello.? Curioso quel bello, mess
nza della rogna; ed il solo Ragazzi, ladro, esce tutti i giorni dalla sua prigion
o a un sergente-maggiore, dopo un'inve
o è creditore vostro di
lle stufe, sulle marm
sso impeto, lo stesso fuoco, come se declam
ncenzo Monti; e commosso dallo spettacolo di dugentomila uomini accampati sulla sponda dell'Oceano, meditava la seconda edizione del Montecuccoli e volgea in mente i carmi alteri come il brando che dovevano accender la musa di Silvio Pellico; tanto è vero, come scrisse il Pecchio, che chi sa rinunciare alla bottiglia, alla pipa e alle carte, abbonda sempre di tempo anche in mezzo alle funzioni della guerra. In una parola, il poeta fortificava in
ta militare d
a non l'ottenne senza difficoltà e senza noie. Aspettava una riforma, non venne; chiese le demissioni, non gliele volevano dar
sì misera, sì perigliosa, che io darei un paio di scudi a chiunq
r far rispettare la sua
divisa, e la vestì con orgoglio, e con orgoglio s
ma io le ho sempre associate alle armi per dar loro il c
ripetano sempre tutti i letter
sciplina preme più forte, e il sangue comincia ad accendersi, ricordino che molt
!... lei non ha la cravatta d'ordinanza. Signor Foscolo!...
zioni avvenire chinate innanzi alla sua immagine, Foscolo stette a sentire, e mandò giù e tacq
e cifre e le righe dei registri; poichè anche quel berretto coperse dei nobili sudori, e fors'anche su quei registri, qualche volta, a tarda notte, in una cameretta solitaria del quartiere di Valenciennes, egli lasciò cadere la fronte stanca e contristata. Teniamo conto della pietà gentile ch'ei nutriva pei suoi sol
capitano U
be a richiamare sulle sue smorte labbra un sorriso e un lampo nei suoi occhi infossati. For
OSCR
aio,
stiti dei loro panni da paesani, ravvolti nelle coperte da campo, condotti da pochi soldati, voltandosi di qua e di là a guardare le porte dei teatri, le botteghe tappezzate di maschere e i banchi dei venditori di fiori, coperti di ghirlande e di mazzi. Della gente, altri dava
i con un amico mentre passava un
o aver visto qualcuno che batte i denti. Quell'altro là guarda i coscritti colla stessa aria di curiosità con cui si guardano i condannati condotti al palco. Questo giovanotto che ti sta accanto ha esclamato: - Oh che vita! - Quello lì che hai davanti ha brontolato: - Oh poveri disgraziati! - E tutti gli altri, guardali bene, chi più chi meno hanno la testa chinata da un lato, e il viso
poco e si dorme a disagio. Nessuno di costoro, io credo, scorge nel fatto stesso di questa privazione, nel contrasto di questi giovani che cominciano ora una vita di abnegazione e di stento, con tutta l'altra gente che ne comincia una di allegrezza e di festa, nessuno vi scorge l'idea grande e ge
che fossero molti quelli
cuore, e deride tutti gli alti propositi che gli aveva fatto fermare, e si butta allo scettico, e divien freddo e duro; così il nostro paese dopo quella grande espansione d'entusiasmo, di virtù e di fede che ha fatto quattro anni or sono con esito tanto diverso dalla sua aspettazione, ora è caduto nell'apatia, stanco, incredulo e svogliato. In mezzo a questo desolante spettacolo di fracidi vizi e di virtù frolle, come dice il Giusti, l'esercito è quanto gli rimane di meglio; ma la maggior parte, ripeto, non lo comprende più. E perchè per comprenderlo bisogna aver cuore, e quando non s'ha cuore la mente sola non basta ad afferrare il senso di certe cose; perchè quando dal cuore sono fuggiti certi sentimenti e certe virtù, non si può più capire un'istituzione che appunto da quelle virtù e da quei sentimenti trae la sua vita e la sua forza; perchè quando non s'ha più spirito di abnegazione e di sacrificio non si vede più che cosa i
stesso che compiange l'operaio che suda per procacciare il pane ai suoi figliuoli, perchè in lui come in voi non capisce il sacrifizio, e come non lo capisce, così lo suppone un dolore senza conforti, da cui l'anima naturalmente repugni, come dal più duro supplizio. E come lo suppone senza conforti, così non sa rendersi ragione del come e del perchè possano esistere nel cuor vostro de' sentimenti che ve lo facciano parer leggiero, che ve lo facciano compiere lietamente, e co
to v'è di più eletto e di più rispettabile nell'uomo, allora non c'è più nè magnanimità, nè coraggio, nè forza, e neanche onestà vera e soda. L'uomo non è più onesto se non quanto e finchè gli conviene. Non riconosc
e vostre famiglie e serbate l'anima piena di fede e di affetto, e intrapren
voi si possono porgere i consigli che il cuore detta e che si rivolgono al cuore; voi non t
ione che ogni altra condizione sociale, per quanto umile, permette. In molte occasioni, bisogna ch'ei ponga a repentaglio la salute e la vita nello stesso modo che altri arrischierebbe al giuoco uno scudo, senza esitazione e senza rammarico. Bisogna che molte volte egli sopporti fatiche tremende, che trascinano l'anima alla disperazione; fatiche a cui egli stesso si meraviglia poi d'aver potuto resistere, come quelle che reputava fermamente superiori alle forze mortali. La fame, la sete che mette il fuoco nelle viscere, deforma il sembiante umano e ottenebra l'intelletto; lo sfinimento che prostra l'uomo a terra come privo di vita; il sole che infiamma il cervello; la caldura che mozza il respiro; la trista solitudine d
amici, che dopo averglieli enumerati dal primo all'ultimo, ricominciano dall'ultimo per ritornare al primo? Ch
che nessun tempo ti avrebbe fatto acquistare se tu fossi rimasto a casa tua. Altre consolazioni tu potrai ricavare dalla tua coscienza, purchè tu gliele sappia domandare. Non sorridere; non c'è soldato, per quanto ei comprenda male i suoi doveri, per quanto ei si tenga poco della sua divisa e senta leggermente la dignità del suo carattere, non c'è soldato, anche fra i più svogliati e i più scontenti, il quale in fondo al cuore non celi pure un po' d'alterezza, un orgoglio indistinto, una tal quale compiacenza d'essere soldato; o se non la sente fin ch'è soldato, la sentirà poi, la sentirà di sicuro. Non sono rari i soldati che maledicono una volta all'ora l'uniforme che vestono e la vita che menano; ma sono certamente rarissimi quelli che, tornati a casa, non si tengono onorati d'aver vestito quell'uniforme e di aver menat
il camerata è più che un compagno e un amico, è un fratello; anzi, più che un fratello, perchè la comunanza dei pericoli della guerra infonde in questo affetto fraterno un non so che di forte, di solenne e di sacro, che tra fratelli, nella vita ordinaria, manca. E tu vedrai, coscritto, che i tuoi più cari ricordi d'amicizia saranno sempre quelli della caserma; che il viso di cui ricorderai più lungamente la fisonomia sarà quello del tuo vicino di letto; che i motti, gli scherzi, i consigli, gli atti garbati, i servizii amichevoli, le testimonianze e le prove di affetto e di fedeltà che porterai per maggior tempo nel cuore saranno quelli dei tuoi compagni di squadra; che fra i servigi di cui conserverai più viva e durevole la gratitudine sarà quello d'un sorso d'acqua datoti da un camerata in un'ardente giornata di luglio dopo molti chilometri di cammino, una visita ch'egli t'abbia fatto all'ospedale quand'eri malato, o una lira ch'egli ti abbia prestata in una tua occa
paterna fino ai confini dello Stato di cui siamo cittadini. Lo spirito di abnegazione che ci dà forza per faticare e soffrire, e coraggio per combattere e affrontare la morte in difesa del paese, non è che quello stesso spirito che ci induce a lavorare e a sudare più che non faremmo per noi, quando nostro padre è vecchio e inetto al lavoro; non è
ha dato la vita, e contrista gli ultimi suoi giorni, basta per sè solo a rattenerlo sulla via del dovere e della virtù in qual più difficile cimento egli si venga a trovare. Il soldato che contamina il suo nome e tradisce la sua bandiera apre nel cuore dei suoi la più terribile ferita che vi possa aprir mano umana. Al contrario, nessun orgoglio è ad un tempo più caro e più legittimo in una famiglia, che quel d'aver dato all'esercito un bravo soldato. E il far sì che la nostra famiglia vada giustamente altera di noi, e aggiu
tessi. Ascoltate ora quelli che avete vers
er insinuarvi che coteste gravezze ricadono solamente sui soldati, e che man mano che si salgono i gradini della gerarc
tare lietamente le fatiche e le privazioni; in voi, ad ogni levar di sole, si ritempra di nuova forza il coraggio e di nuova letizia la speranza. Ma essi, i vostri capi, menano la vita militare in un'età avanzata, in cui l'entusiasmo giovanile, che ogni cosa avviva e abbellisce, essendo svanito in tutto od in parte, le privazioni e le fatiche, benchè per sè stesse men gravi delle vostre, riescono nullameno ad un effetto eguale, se non maggiore. Le umiliazioni che toccano a voi, i castighi che a voi s'infliggono hanno l'aspetto di essere più penosi e severi, e materialmente lo sono; ma riescono in fondo meno amari di quelli de' vostri superiori, in cui l'età e il grado stesso raffinano la suscettibilità dell'amor proprio e rendono più duro l'orgoglio. Voi siete sotto gli occhi dei vostri superiori; essi sono sotto gli occhi di altri superiori,
e: essi amano voi, amateli. Sono stolidi o tristi coloro che suppongono che i vostri capi non abbiano per voi altro sentimento che quello d'una indifferenza fredda o d'un'uggia stizzosa che cerca e desidera il fallo per vendicarsi col castigo delle cure e delle noie che loro toccano per cagion vostra. E perchè non vi dovrebbero voler bene? Perchè un colonnello coi capelli grigi (a meno che non fosse di natura eccezionalmente cattiva) non dovrebbe tenere in conto di suoi figliuoli voi, giovani di vent'anni, che in confronto suo siete tanti ragazzi, voi che gli ricordate i giorni più belli della sua giovinezza, le più care emozioni della sua vita soldatesca, quei giorni spensierati ed allegri ch'egli rimpiange pur sempre, e che vorrebbe forse rivivere anche a prezzo delle sue spalline e dei suoi quattro galloni? Ma non capite che voialtri comprendete tutto in voi stessi, e significate tutto per lui: il suo passato, la
parere o un consiglio, fate veder loro che essi v'ispirano più assai affetto che timore; siate aperti e franchi, e cacciate dall'animo quella diffidenza ombrosa e cocciuta che vi fa vedere in ogni superiore un soprastante malevolo, o un persecutore, un nemico. Nemico! e perchè? Nessuna cosa l'ufficiale ambisce più vivamente che l'affetto e la fiducia dei suoi soldati, e nulla più gli dispiace e l'offende
e mormorar contro i superiori, e dire che ogni cosa va per la peggio, e che coloro che comandano non sanno mai quel che si raccapezzino. Questo spirito di censura avventata e leggiera è la peste della disciplina; guardatevene, o sarete eternamente scontenti voi e farete eternamente scontenti gli altri. Ricordatevi che quando cent'occhi stanno aperti su quello che fa un solo è molto facile trovarvi di che ridire; che il vedere il male è cosa assai diversa dal saper fare il bene; che è una illusione comune dei molti che
disciplina militare, la quale in fin dei conti non si distingue dalle altre se non in questo: che va soggetta a norme più precise, e dipende meno dal capriccio delle persone, il che ne compensa fino a un certo punto la maggior severità; ma ritenerli, codesti inconvenienti, come vizi inevitabili di tutte le discipline. Poichè giova convincersi profondamente di ciò: che disciplina ve n'ha da per tutto; che in tutte le amministrazioni v'è un certo numero d'individui che fanno delle lavate di testa e un certo numero che se le pigliano; individui che impongono delle multe e individui che le pagano; individui che infliggono a torto dei castighi e individui c
cilmente alla disciplina, e adempiere i doveri che ci sono imposti dalle necessità del servizio. Pel s
riescono bricconi come i genitori, e forse peggio, perchè manca in loro l'educazione dell'intelligenza e del cuore che danno i buoni libri; retta e saggia educazione che distruggerebbe o mitigherebbe gli effetti di quell'altra cattiva che hanno ricevuto in casa. Da ciò deriva che nelle classi ignoranti la malvagità dell'animo e la sregolatezza dei costumi si propagano e si conservano di padre in figlio e di famiglia in famiglia assai più che negli altri ordini della società, dove i ragazzi trovano nel maestro un secondo padre, che spesse volte cancella in loro la mala impronta avuta dal padre vero, tanto da farli riuscire assai migliori, e talora affatto diversi da quel ch'era parso che sarebbero riusciti da principio. Non ne abbiamo noi una prova in questo, che vi son delle famiglie le quali nel giro di quattro o cinque generazioni hanno fornito dieci o dodici soggetti alle prigioni e alle galere, per misfatti essenzialmente diversi? Non abbiamo noi de' villaggi, delle borgate intere in cui la popolazione è notoriamente trista e facinorosa sopra tutte le altre? Gli è perchè fra codesta gente la malvagità si tra
scetela, rassodatela. Abbiate sempre per fermo che un esercito, quanto è più rispettato dai suoi concittadini, tanto è più temuto dai suoi nemici. Tenete per sicuro che nessun reggimento è amato e stimato se i soldati non si sono fatti individualmente benvolere e stimare colla moderazione e colla dignità del contegno. Ricordatevi che appunto in virtù di questo suo contegno il soldato italiano non ebbe molte volte che da presentarsi in mezzo alla popolazione per sedare un disordine o per quetare un tumulto.
vostri
i diventar p
che vi sono imposte; non vi limitate a quell'esecuzione automatica dei comandi che ne rende necessaria la ripetizione all'infinito; pensate, osservate, ricordate; sollecitate gl'istruttori colla rapidità dei progressi; quando si vuol imparar presto una cosa, l'è già per buona parte imparata; lo zelo alleggerisce tutti i doveri e tronca a mezzo tutte le difficoltà. Chi trascura le prime istruzioni, resterà eternamente un mezzo coscritto; ciò che non s'apprende a far bene subito si continua a far male sempre, o s'apprende a far meglio in s
re del sangue italiano. La nostra bandiera è splendida e incontaminata come nei più bei giorni della nostra rivoluzione immortale. La vittoria non ha stretto patti con nessun esercito al mondo; tutte le bandiere sono bagnate di lacrime; la mala fo
te contesa; molte volte essa pure, ritta fra i rottami d'un bastione smantellato, fu salutata vittoriosa dal morente della trincea; molte volte essa pure ha sentito echeggiare i
n lo attribuite a una sincerità dubbia o a un cuor tepido; attribuitelo alla mia penna inetta e restìa, e alla n
OLES
e gli fanno portare i panni smessi di suo fratello maggiore, e gli taglian le cravatte nei vestiti vecchi di sua sorella, e non si fidano ancora di lasciargli in mano l'orologio. Vorrebbe esser preso per un ometto e contar per qualcosa; se apre la bocca in mezzo alla gente, o dice una freddura, che cade inosservata, o dice uno sproposito, e gli dan sulla voce. Vorrebbe essere garbato e piacevole; e se capita in un salotto non sa come rigirarsi, urta in una seggiola, mette i piedi sullo strascico di una signora, e pesta un callo al padrone di casa. Vorrebbe esprimere quel che gli bolle dentro, aprire il suo cuore, sfogarsi; e scrive dei versi che fanno ridere il maestro, e il babbo glieli strappa di mano, e gli mette sotto il naso un trattato d'aritmetica. Vorrebbe agitarsi, svagarsi, girare, veder cose nuove; e deve tornare a casa alle otto a scartabellare il dizionario latino, in un cantuccio della sua stanza, solo, mentre sente il fruscio dei vestiti delle sue sorelle, che si preparano pel teatro o pel ballo. Sconfortato, umiliato, ora s'insinua in mezzo alla gente per implorare uno sguardo, un sorriso; ora si chiude in sè stesso, indispettito e selvatico, e come stanco degli uomini e della vita. E allora seguono le lunghe ore di solitudine passate alla finestra, di notte; o in campagna, a guardar
, e voglion tenerlo celato, e treman sempre che altri lo scopra, e li stimi più ragazzi di quel che sono; essi medesimi credono che quel
ESE
reggimento era già fuori di città, e andava per una vi
'armi, si fermò, e stette guardando qua e là colla fronte corrugata, come
campo e il poggio si stendeva un tratto di terreno senza alberi e senza sie
venite, me l'han detto ieri. Che notte ho passata, se sapeste, con quel pensiero fisso! Sentite, se avessi potuto prevedere una cosa simile, di certo non sarei venuta a sta
ua domandò a una donna di servizio se i figliuoli erano lesti.
non ci fosse un altro luogo in tutti i dintorni della ci
mi," rispose il d
edete. Via, via, lontano di qui, a cinque, a dieci miglia se occorre, purc
uno ha quattordici anni, l'altro ne ha sedici; sono nell'età in cui, molte volte, un avvenimento, uno spettacolo, un'emozione che a noi può parere senza effetto o d'un effetto cattivo, dà un nobi
uel restate, tremò; po
Uno avea la divisa d'un collegio militare. Stavan tutt'e due serii, col capo basso e le sopracciglia aggrottate, come
" domandò
più piccolo con quella voce tra il pianto
o inquieto alla finestra, e poi domandò con
a," rispos
disse anche più
ue
er c
iacch
dopo un istante di riflessione; "pote
posso assicurare che quello che c'è di più orribile in questa t
istante
razie che dopo cascarono addosso al paese; furon tutte trafitture di cuore, come vi potete immaginare, terribili. Eppure, vedete, mi paion tutte cose da nulla in confronto di ciò che ho provato alla vista di quello spettacolo deplorabile, di cui i due sciagurati di stamani non furono che un piccolo episodio: il 3o battaglione del mio reggimento che si sbandava alle prime fucilate, come un branco di briganti! Son passati parecchi mesi, ho avuto d'a
!" disse l
, non è più sentita da nessuno, pessimo segno. Per me una delle prime qualità d'un esercito, a voi parrà strano, ma io lo credo sul serio, è il p
è portato male e gli altri no? Io credevo
e poi altri e altri ancora, il battaglione intero, affollato e disordinato, senza il maggiore. Il sangue mi diede un tuffo così forte che credetti di mancare; poi mi prese un freddo che m'agghiacciò, e guardai instupidito. Il battaglione scendeva la china di corsa, urlando e sparpagliandosi, buttando via zaini e berretti, che pareva gli si fosse scatenato alle spalle l'inferno. Qualcuno si fermava di tanto in tanto e si voltava indietro a sparare; i più venivan giù a precipizio col capo basso e le braccia aperte, inciampando, cadendo, rialzandosi per precipitarsi di nuovo, come forsennati; altri, feriti, barcollavano qua e là, o si rotolavano per le terre, gettando acute grida. Molti ufficiali e sergenti, ed anco soldati semplici, a quando a quando si fermavano, cercavano di trattenere gli altri, e gridavano: - Fermi! Non è nulla! Fronte al nemico! Fuoco! Non sono che un battaglione come noi! - Inutile; la fuga era irresistibile da tutte le parti. Quelli che avrebbero voluto resistere si picchiavano la fronte, si mordevano le mani, minacciavano, si scambiavano, come si poteva in quella confusione, ordini, consigli, cenni; finchè riuscirono a riunirsi in un drappello di cinquanta o sessanta. Allora presero la china di traverso, e correndo disperatamente, arrivarono tutti insieme dinanzi a un ponte che cavalcava il rio nella valle, prima che ci arrivasse il grosso dei fuggiaschi. Là si schierarono a traverso la strada, soldati e ufficiali alla rinfusa, stretti, in atteggiamento di difesa, risoluti a impedire il passaggio. Dopo pochi momenti arrivò la turba dei soldati, pallidi, senza fiato, col viso travolto, la più parte a capo scoperto, senz'armi. Arrivarono e si videro dinanzi quella schiera, tutta irta di sciabole, baionette, pistole; titubarono un istante, poi, mossi dal terrore che gl'incalzava alle spalle, gridarono tutti insieme: - Largo! - Fronte al nemico! - rispose dall'altra parte una voce risoluta. Piovvero in quel punto, dall'alto della collina, le prime palle nemiche; allora quello sciame di miserabili di scagliò sul piccolo gruppo dei valorosi; partirono alcuni colpi dalle due parti, caddero dei feriti; ne seguì un parapiglia senza nome. Gli ufficiali e i soldati fermi, afferravano gli altri per le braccia e pel collo, li scrollavano, li voltavano indietro a forza; quelli si divincolavano; si buttavano in terra, scivolavano a destra, a sinistra, fra le siepi, pei solchi, col ventre a terra. Era una lotta a urtoni, a pugni, a piattonate. Da un lato si sentiva gridare con voce rabbiosa: - Largo! - Dall'altro un grido terribile: - Vigliacchi! - Qualche voce supplicava: - Salvate l'onore! Coraggio, figliuoli! Siamo ancora in tempo! - Fu tutto invano; i fuggiaschi, colla forza del numero
coperse il v
sul far della notte nella città di ***, in che stato, se lo figuri. Ebbene, nelle vie di quella povera città, che era pur nostra, in mezzo a quei poveri cittadini che già sapevano come fosse finita la battaglia, e venivano incontro ai prigionieri col cuore straziato e gli occhi ross
gazzi fecero un
pregò, in nome della fratellanza di tutti gli eserciti, che li facesse tacere lui. Tutto, - gli disse, - noi siamo disposti a sopportare, fuorchè questo strazio; se non volete liberarcene voi, dateci almeno le nostre sciabole, che si possa sfracellar la testa a qualcuno. - Il comandante ordinò ai suoi soldati che imponessero silenzio; venne giù una tempesta di piattonate, e i prigionieri tacquero. Quella sera fumm
ano e mormorò quasi macchinalmente, cogl
dete che un uomo che deve morire, solo, là in mezzo a un campo, con una croce in mano e gli occhi rivolti al cielo; e vivaddio! ho viscere d'uomo io pure, e quello spettacolo fa male anche a me. Ma non è a codesto moribondo che voi dovete fermarvi col pensiero; voi dovete vedere codest'uomo stesso nascosto in un fosso o dietro una siepe, col viso a terra, tremante, mentre cento passi più innanzi vi sono i suoi compagni che offrono il petto alle palle, e invece di slanciarsi innanzi e di vincere, debbono star fermi e morire, perchè i vili hanno diradato le file. Dovete immaginarvi codest'uomo quando dice: - I miei compagni saranno uccisi, non importa; la mia bandiera sarà vituperata, non importa; io sono un vigliacco, non importa; mi sputeranno in viso, non importa; ma vivo! - dovete immaginarvelo così, per sentire che codest'uomo deve spa
ssa voce, con grandissima calma: "Ditemi piuttosto, signora, che questo non è
ntì correre un b
i slanciarono v
.." gridò con accento imperio
. I ragazzi si fermarono; tutti tacevano;
nciarono a guardare attentamente verso la campagna. Il dottore parlava a voce bassa e a
se sotto voce
n brulichìo
acendosi pallido: "Non si
supplichevole senza ardire di moversi
, con un solo movimento improvviso e rapido, si voltarono indi
ti sull'orlo di un fosso; nel c
a volta la signora con una
oltare a forza il viso verso la campagna, li tenne tutte e due
ard
i sentì un alito; a un tratto la signo
si sentì una s
nse al petto con impeto disperato, e coprendoli di baci e di lagrime,
tra madre che sarete
E DELLA GALLER
tt
16 sette
rova posto. Ogni treno che arriva, versa sulla piazza Carlo Felice centinaia di persone. Ed è uno solo l'argomento dei discorsi di tanta gente: il traforo delle Alpi. E anche a non volerne parlare, non si può; a ogni passo c'è qualcosa che lo rammenta. Le case sono tappezzate di proclami del Sindaco, della Società delle strade ferrate, delle Società operaie. Le vetrine dei librai non hanno che vedute delle Alpi, ritratti degl'ingegneri, disegni di macchine. Si vendono
istalli e di specchi, danno a tutto quel tratto che si estende da via Roma al caffè Londra, l'aspet
traforo delle Alpi! - e penso che fra molti secoli, quando dell'èra nostra non si serberà più c
17 set
tirono da Torino con tre treni successivi: il primo alle sei, il secondo a
no, di Roma, di Milano, di Venezia, di Bologna, di Firenze, di Napoli, un gran numero di senatori, di deputat
o alla sovranità delle Alpi imminenti. Da Bussoleno, la strada ferrata si volge verso il colle di Fréjus, nel cui seno è scavata la galleria. Da questo punto, per arrivare a Chaumont, si attraversa un lungo tratto di paese svariato e difficile, nel quale la strada percorre gallerie, valica torrenti, passa per trincee profonde aperte nella roccia, s'appoggia a sostegni enormi di pietra: sale, discende, serpeggia. Poco prima d'arrivare a Chaumont s'entra in uno spazio di terreno ubertoso, popolato d'alberi fruttiferi e coperto di grandi vigneti. Dopo Ch
occa dell
pitar sul capo, e stritolar con noi il nostro orgoglio. Ma penetrato appena il convoglio nella vasta galleria, appena gettato lo sguardo sui muri di pietra e sulla volta robusta che sembra curvarsi fieramente per sostener il pondo enorme delle Alpi, appena visti i lumi e sen
sibilo confuso delle cento ruote, lo scoppio tonante delle mine, la tempesta delle scheggie sulle pareti, sulle macchine, sugli assiti, il comando dei soprastanti, le grida, le risa degli operai, il suono vario e continuo dell'opera, l'eco di tutta quella vita sotterranea che si agitò per tanti anni nei vergini recessi del monte senza sorriso di sole, senz'alito d'aria salubre, senza altro spettacolo che sè stessa e la rupe, solitaria, misteriosa, solenne! E quante vittime nella lotta! E come le loro immagini si presentano alla mente nell'atto di dire: - Io pure lavorai e soffersi! Ricordate me pure! -
e che quel momento indugiasse ancora, per prolungare il sentimento di meraviglia fantastica che ci agita il cuore e la mente; ora ci piglia come una smania di aria, di luce, un desiderio impaziente dell'azzurro del cielo e del verde della campagna; ora si rimane come attoniti e smemorati, e ci vien fatto quasi di domandare a noi stessi: - Ove siamo? - Siamo già in Francia? - Siamo ancora in Italia? - Un tale guarda l'orologio ed esclama: - Siamo
mento s
a ferrata ci arriva con una gran cur
l'ambasciatore Nigra, i rappresentanti del governo svizzero. Parve ad alcuni che l'accoglienza fatta dai Francesi ai ministri italiani sia stata assai fredda. Ma forse quello che parve freddezza era invece un sentimento
onecchia, dove stavano aspettando gli invi
. Questo monte è composto interamente colla terra, coi sassi e colle altre materie estratte dal colle di Fréjus. Sovra il piano era stato innalzato un grandioso padiglione, ornato delle bandiere italiane e francesi, e sotto il padiglione erano state poste le mense:
evano essere un
la vista delle Alpi sovrastanti, quei mille convitati, quelle bandiere incrociate, quelle grida del
ntaggi che deriveranno ai due popoli dall'apertura delle Al
ocapa, Menabrea, Sismonda, Sommeiller, Grandis, Grattoni, Médail. Ricordò il re Carlo Alberto con parole affettuose e riverenti. Terminò esprimendo la sua profonda fede nella stabilità della pace e dell'amicizia tra Francia ed Italia. La sua voce er
n brindisi a tutti coloro che
foro delle Alpi e del taglio dell'Istmo di Suez, le due p
della nuova impresa del traforo del Gottardo, e
politica dei due paesi; e il Rorà all'inc
presentò in nome della Società, medaglie d'oro ai governi d'Italia e di
mpresa, e ricordò con nobili e commoventi parole il suo illustre compagno Sommeiller, sventuratamente ra
cchia durante la traversata della galleria ebb
n un minuto nella viva pietra, con un impeto prodigioso. Ad ogni colpo, l'aria si stende, e dopo aver dato la sua forza viva si rispande all'intorno con un soffio vigoroso. L'apparecchio produce uno strepito assordante; e questo strepito, e la rapidità del moto, e la rabbia, direi quasi, dei colpi, tutto il complesso, insomma, dello strumento e dell'azione ha qualche cosa di terribile; dà una scossa ai nervi ed al sangue, come se in qualche modo si partecipasse noi pure a quell'immane sforzo; il vi
te si ripart
stazioni della strada ferrata una gran folla che svento
e la Francia, due figure gigantesche che si porgono la mano ai piedi delle Alpi. Il Corso del Re, illuminato a grandi archi successivi dalla piazza della stazione fino al Ponte di Ferro, con un apparato, all'imboccatura tra via Lagrange e via Nizza, rappresentante la facciata del Fréjus a Bardonecchia, offeriva l'immagine della galleria. Il giardino della piazza era anch'esso rischiarato da infiniti lumicini nascosti fra l'erba, lungo i sentieri, intorno al laghetto, da cui si alzava con altissimo zampillo la fontana. Era illuminata via Roma, p
questa giorna
e par già molto lontano! Le due grandi imprese, il traforo delle Alpi e l'unificazione d'Italia, insieme iniziate e per lo spazio di dieci anni condotte insieme, si sono compiute a pochi giorni di distanza. L'esercito italiano entrava in Roma il 20 settembre del 1870, e il 25 dicembre dell'anno stesso scoppiava l'ultima mina nella galleria del colle di Fréjus! Quasi nel tempo istesso, l'Italia porgeva una mano al
E LE
v'egli era vissuto parecchi mesi), nella quale, fra gli altri complimenti dello stesso genere, gli si faceva questo, ch'era la chiusa: ?Invece d'imbrattare le colonne del giorna
sua età giovanile. Chi la scrisse - se mai gli cadranno sott'occhio queste pagine - ne riderà; e chi la ricevette - se si dovessero un giorno incontrare - ne riderebbe con lui; l'uno è stato un
un tratto un suo collega che lavorava allo stesso tavolino gli disse: - Ti senti male? - Egli si provò a sorridere; ma fu un sorriso così sforzato e s
e chiamava a raccolta tutte le belle ragioni di Massimo D'Azeglio, per persuadersi che delle lettere anonime non bisogna darsi pensiero. Ora, sconfortato e umiliato, diceva: - Ha ragione, sono un imbrattacarte, non riescirò mai a nulla, non scriverò mai più. - E di fatto, per parecchi mesi, dall'aprile del 1867 fino al gennaio dell'anno s
l Giusti, che per vederli bisogna guardare in su, e ai quali non pare possibile che si sia mai potuto dire o scrivere, da nessuno e per nessuna cagione, una parola dura e irriverente; se quest'uomo, dico, senza volerl
riverlo que
e che dall'indiscrezione di altri ebbe già in parecchie occasioni dei sopraccapi. E dall'altro lato, la certezza di giovare con quell'esempio a qualcuno, specialmente ai giovani c
ù se debba far quel lavoro sotto i suoi occhi, così il povero giovane gingillò un pezzo colle mani, provò e riprovò, si scottò le dita, s'insudiciò di cenere, e finì col lasciar cadere i due pezzi di legna a caso, in modo che tutti gli altri si ruppero sotto il colpo, ne uscì un nuvolo di scintille, la brace si sparpagliò sul pavimento e il fuoco si spense. Egli si rialzò col viso rosso come una ciliegia, facendo un atto che voleva dire: - Perdoni! - e un altro che significava: - Sono un tanghero! - e Dio sa se in quel punto non si sarebbe andato a rimpiattare per la vergogna! Ma il venerando vecchio fece un sorriso così allegro, così benevolo, in cui si leggeva così chiaramente ch'egli aveva capito la cagione prima di quel so
ve d
della storia moderna! E poi la curiosità di vedere sullo scrittoio di quell'uomo quali sono i libri ch'egli legge usualmente, quali, tra questi, i più logori, e le pagine piegate, e le postille sul margine; e di tutti i libricciatoli della giornata quali sono penetrati sin là; e fra le innumerevoli lettere che gli si scrivono, quali quelle ch'egli ha messo in disparte per la risposta, e di chi! Che folla di curiosità! Ebbene, a un dato momento, lui uscì dalla stanza, e il giovane rimase qualche minuto solo! Sulle prime stette immobile, guardava intorno titubante, tremava. Poi si slanciò al tavolino, e cominciò a leggere in fretta e in furia il manoscritto, ansando e guardando all'uscio a ogni parola; avrebbe
etta la
'ese
fanciullezza, fu così schietta e viva, che ad ogni voltar di pagina, prorompeva in esclamazioni e voci di sorpresa e di contentezza, come al rivedere amici antichi, ridendo, battendo la mano sulla tavola, sobbalzando sulla seggiola, dimenticando affatto che c'era là presente quell'uomo. - Oh guarda chi vedo! - esclamava - Così proprio me l'immaginavo! - E quest'altro! - Ti riconosco! - Oh! eccolo qui quel tale! - Oh bello! la casa, la chiesa, il sagrato.... - A un tratto si ricordò di lui che era presente, tac
'ese
ovane diceva appunto d'aver visto una lettera d'un tale al poeta R., colla quale, senza una ragione al mondo, lo pregava per quello che aveva di più caro e di più sacro a scrivergli, a mandargli almeno una carta di visita con qualche riga, una parola, il suo nome, quello che volesse, purchè scritto da lui. Il poeta tocco da così calda preghiera, gli mandò una sua carta di visita con un verso qualunque. Due o tre giorni dopo
i richiamò alla memoria parecchi casi somiglianti, segu
sem
o tempo ricevetti un'altra lettera in cui quello stesso signore diceva che non sapeva capire perchè non rispondessi, e fra le altre frasi scriveva questa: - Disprezzo? non crederei. - E poi: - Mancanza di tempo? nemmeno. E via così una serie di supposizioni, e a ciascuna supposizione la sua buona ragione per
mandargli: - Le pare? - E il giovane, rimasto un istante a bocca aperta,
questo tale, "tutte le vostre opere, e mi sono molto seccato, perchè voi lavorate per la bottega, e tutti coloro che lavorano per la bottega, sono portati da quelli della bottega. Io vi
giola e guardò lui col viso dipinto
ndò poco tempo dopo con una lettera asciutta, ed io glielo restituii. Allora mi scrisse una terza lettera in questi termini." Stette un minuto pensando, e riprese: "Signore! Se voi non volevate leggere il mio lavoro dovevate scrivermi che non potevate; ma non cavarvela col modo villano di non rispondere. Conosco altri letterati in *** i quali, senz'essere poeti e romanzieri, non sono da meno di voi, e m'ha
arlo a cielo, per carpire almeno quel cencino di gloria che si concede facilmente a chi celebra i grandi che ammiriamo ed amiamo, comunque li celebri, almeno in ricompensa del buon volere! Queste lettere furono scritte a lui, grande, semplice, buono
e; come abbia pensato e sentito che quando a un uomo pari a quello che gli stava dinanzi, si erano scritte delle lettere di quella fatta, a lui si avrebbe quasi avuto il diritto di scrivergliene delle peggio, e di pretendere che se ne tenesse; come in fine si sia propos
nti non si ricordava più della frase, la cercava, e trovatala, sorrideva per la compiacenza di non averla dimenticata dopo tanti anni; di tratto in tratto rinforzava l'accento col gesto, come fanno i ragazzi quando si lamentano, che
a d'un'altr'anno, ripeteva tra sè: - E tu avevi avuto una stoccata al cuore da quella lettera! T'avevano ferito nell'amor proprio! Non credevi p
ezione s
altri. Ma per carità, chi ha indovinato il nome, zitto! è
FILOLOGIC
tt
11 ottob
e si dovrebbe istituire un Circolo
spiacevolmente alla vivacità del curioso che vi entra per la prima volta, come se gli dicesse: - O zitto, o fuori. - è un luogo allegro e signorile, che presenta a volta a volta l'aspetto di una sala da ballo, di una biblioteca, di un ufficio di giornale, di un casino. Vi sono delle stanzine geniali, dipinte a colori vivi e svariati, con quadri, specchi e tende ampie che strascicano; qua e là, sulle pareti, iscrizioni circondate di rami di alloro; sopra una porta: Primo corso d'inglese; sur u
tre lezioni la settimana di francese, di tedesco, d'arabo, d'inglese, di spagnuolo, d'ungherese, di greco moderno, di russo; possono servirsi dei libri della biblioteca; possono venir la sera, d'inverno, a leggere giornali accanto al fuoco, a lavora
i fossero i
De Bender, dodici in tutti. Si sono profferti a gara, rinunciando anche a quel più di guadagno che ricaverebbero dall'insegnare
hi p
engono a tutte le classi della società: negozianti, impiegati, avvocati, ingegneri, medici, ufficiali, preti, studenti; le scuole riboccano di scolari; v'è
le figl
ione solenne; il corso è diretto da una signora; i professori sono aiutati da tre signorine incaricate ciascuna dell'insegnamento di una lingua; le lezioni
così vasto, e una illuminazione così spl
gliene accordò un altro il Ministero dell'istruzione pubblica; un terzo la Camera d'agricoltura e commercio; s'incassano oltre a ventimila lire l'anno. V'è un consiglio d'amministrazio
be
nne a Torino la deputazione spagnuola per l'offerta della Corona al principe Amedeo, e parecchi dei suoi più cospicui personaggi si recarono a visitare il Circolo, assistettero alla lezione di spagnuolo, conversarono cogli allievi, recitarono versi, promisero e mandarono poi dalla Spagna libri e giornali, e s'adoperarono a far sorgere l
avuto la prima ide
"un semplice applicato alla cancelleria civile
parlarne cogli amici, a sollecitare, a progettare, a scrivere... Ma ohimè! Qualcheduno lo avrà deriso, altri avrà fatto spalluccie, altri non gli avrà dato che delle buone parole; non sarà mancato forse chi dietro le spalle l'accusasse di vanità, di secondi fini, di raggiro; ed egli si sarà scoraggito e sarà tornato a casa col cuore pieno di melanconia. Ma la mattina dopo, affacciandosi alla finestra della sua cameretta, e sentendosi soffiare nel viso l'aria vigorosa di Torino, si sarà riconfortato, avrà sperato di nuovo, avrà deciso di ritentare la prova: s'ha tanta forza a 24 anni! E poi bisogna tener alta la bandiera della volon
ensarci. Deve parere di tornare un po' addietro a sedersi là. Ci voglio tornare, e studiare, e fare i miei lavori con impegno e tirarmi gli sguardi compiacenti del maestro. E quando il maestro ripeta qualcosa ch'io abbia già inteso, far delle figure sulle copertine dei libri, stuzzicare il vicino, o pensare che la domenica non c'è scuola e che mi potrò divertire. E quando finisca la lezione, esser uno dei primi a saltar fuor
ni, e lessi un proverbio arabo che
cresce gigante là dove si ciba di gi
oducono presso a poco lo stesso ef
bre que conozca cinco lengua
, sopra ogni porta c'è una sentenza o un
i prodotti per ottenere un impiego. Ogni anno sono ammessi gratuitamente al Circolo dieci giovani sprovveduti di mezzi propri per frequentare le scuole private. V'è un ispettorato per ogni lingua, composto di due soci nominati dal Consiglio, che sopraintendono alla esatta osservanza dei programmi e dei regolamenti. Ogni professore è obbligato a stendere una relazione bimestrale intorno all'andamento della sua scuola. Ogni socio può fare qualunque proposta gli paia opportu
quelle parole larghe, maestose e sonore, in cui pare che l'anima di chi parla si espanda e si riposi, con una sorta di compiacenza altera; qualcuna di quelle altre gentili e carezzevoli, che ci ricordano tanto le nostre, che ci toccano dentro subito come le nostre, che rispondono quasi a un suono che avevamo già nella mente prima d'intenderle, che ci paiono veramente parole della nostra cara lingua dimenticate, voci nostre ripetute da un'eco che ce le alteri, saluti di gente amica che per lunga dimora in paesi stranieri abbia frammisto ad altri
al di sotto dell'inglese e del tedesco; quest'anno poi, dopo la guerra (è facile che ne sia stata questa la cagione) perdette la metà circa degli inscritti, i quali di 254 che erano nel secondo anno, si ridussero ultimamente a 127. Per lo spagnuolo vi fu sulle prime un vero entusiasmo; la sola sezione femminile diede più di quaranta scolare. La elezione del principe Amedeo a re di Spag
i studenti, degli ufficiali, dei possidenti vadano là per ozio per curiosità; ma non i negozianti, giovani i più che sono occupati l'intero giorno, e sacrificano le poche ore di svago e di riposo che potrebbero goder la sera. Nel secondo anno, oltre al gran numero di
colo, ed uscii. Ed uscendo ripetevo tra me quello che ho scritto di sopra: - Mi par
molo, occasione e mezzo ad un tempo d'imparar lingue; Firenze che ha da essere di nuovo la città quieta e serena degli studi, e che agli studi appunto dovrà rivolgere una parte dell'attività nuova che la vit
vole, (che tre lezioni d'italiano la settimana per cinque lire al mese farebbero comodo a tutti); e il concorso di questi stranieri riuscirebbe di grande agevolamento per gl'Italiani che studiassero le
si cacciava nel coro, e mentre i suoi vicini tedeschi o inglesi cantavano le loro preghiere, egli se ne stava là tutto raccolto e intento ad afferrare ed imprimersi nella memoria quei suoni, quegli accenti, quelle cadenze; poi cominciò a cantare anche lui; poi, uscendo, prese a fermarsi accanto a qualche crocchio, a dir qualche parola, ad appiccare un po' di discorso; insomma tirò innanzi così per parecchi mesi ed imparò qualche cosa. - Ma è lunga! - esclamava sovente; - è lunga e dura! Povero giovane, quanto sarebbe stato felice se un giorno gli avessero detto: - Puoi risparmiarti tutti questi sacrifizi, si sta per aprire una scuola così e così, avrai modo di
AGINI B
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ridenti, intorno a una tavola su cui tra i libri e le carte si veggano panierini da lavoro e telai da ricamo e for
ace sia riuscita a mantenere il difficile accordo dell'ingegno colla modestia, della coltura colla semplicità; ragazze in cui sia stato sciolto il problema
il caso è raro, e va
sulla tavola, dicendo: ?Attenti! Ora si ragiona di costui.? Ma perchè il discorso li chiama e li conduce, ed essi son là prima che si sia pensato a evocarli, saltan su all'improvviso dietro un'idea gentile; vengono, scompaiono, riappariscono, leggeri e rapidi, senza farsi sentire. No
o, signorine, pri
iversa perchè hanno la gio
iato un can
endato pan
ne ricordano. L'una guarderà l'altra, starà un po' pensando, e poi, volgendosi verso d
lo
subito: ?N
sione; o il timore che altri ce lo senta, questo tono, ci fa esitare e confondere; o il buttar là le parole alla libera può parere una pretensione più accorta. Ma esse, senza tanti rigiri, vi dicono ingenuamente:
!? e precorrono coll'espressione del viso il vostro discorso; e se vi manca l'ultima parola d'una frase, ve la dicono, è quella; e se v'interrompono con un'osservazione, completano il vostro pensiero; ed esclamano poi ad una voce, con un accento pieno
questo, ho sentito quest'altro, mi pareva, pensavo, l'anima, il cuore, la vita;? ma ve le diranno in modo che vi parranno nuove, come tutte le parole in cui si versa l'affetto nel suo imperioso prorompere. L'una ricorderà concitatamente una scena, l'altra, impaziente, coglierà un'istantanea sospensione della prima, per tagliare il discorso e ricordare la sua; le voci si confonderanno: ?è così, non è così,
furia,
ato alla semplicità e all'armonia, ne le avverte subito, e si ripigliano con una sollecitudine e un turbamento più grazioso ancora del contrasto. E ogni titolo di libro richiama alla loro memoria immagini varie e gradite, un'amica del collegio, una gita in campagna; ed hanno per ogni ricordo una parola che lo colora e lo illumina. E vorrebbero dir tutto in fretta, tutt'e due; ma se il bisogno di aprirsi le spinge, il timore di dir troppo le frena; onde, parlando, s'interrogano, s'interrompono a un tratto, ricominciano; e le parole
re e l'ingegno! Allora la sua immagine vi resterà nella mente come dovrebbe sempre r
queste immagini bianc
ueste due, e vi dico
d ansiosa intorno al vostro tavolino, prorompe in una risata sonora; e le pareti della stanza pare che s'accostino e s'abbassino per soffocarvi, e la penna vi scivola di mano, e la testa vi cade sul petto; in quel momento in cui vi sembra di misurare per la prima volta, con un sentimento di mestizia infinita, lo spazio solitario ed oscuro che vi separa dal
nuccie; - e una folla fantastica di cortigiane, di giocatori, di libertini, di adultere vi verranno intorno coi volti accesi e convulsi, e vi diranno: - Scrivi per gli uomini; noi siamo la vita: ritrai; - e voi, forzando vigliaccamente la vostra natura per non parer semplici e sciocchi, cominciere
irà il vigore per prolungar la prova, e direte a voi stessi: - Basta, forse c'è già un'evidenza ch'io non ci scorgo, forse il lettore afferrerà il concetto intero alla prima; - (artificiose illusioni di artisti sfibrati) allora, forse, vedrete qualcosa agitarsi sul vostro capo, ed alzando
l proposito di mettersi a studiar molto, molte cose, ed in furia, per ridursi presto in grado di rispondere a tutte le vostre domande e soddisfare tutte le vostre curiosità; - che la sera tardi, forse mentre a voi, prese dal sonno, sfugge il libro di mano, egli
nne che fanno a
ngraziamento; e più che a un ringraziamento,
o una statua che rappresenta un angelo; venite a vedere; ho colto l'espressione del vostro viso quando dite dei versi che vi fanno piangere; - e un terzo: - Ho scritto un'opera di matematica, ridete pure, non è cosa per voi; ma molte volte, quando mi cadeva la testa dalla stanchezza e dal sonno, mi ricordavo di voi e ripigliavo coraggio; vi porgo il libro per questo. - E... sentite ancora, vi dirò una bizzarria, ma la dico col cuore. Possa venire un giorno in cui ciascuna di voi, madre d
al giorno per voi? Oh! tremolatemi sempre
i
O
presentarono i Veneziani a
nte le forze che preser
lla quale gli si annunciava che un giovane studente dell'Università, dopo aver letto il suo scritto sul Circolo di Torino, s'era assunto l'impresa di promuovere una uguale istituzione in quella cit
l Trasc
ome le grafie alternative (luccichìo/luccichío, seguite/seguíte e