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Speranze e glorie; Le tre capitali

Chapter 6 No.6

Word Count: 2478    |    Released on: 06/12/2017

stavo

i un suo bust

Per tutt'e due questa è un'ora di gloria. Come l'attore vedeva nel suo uditorio un popolo e di là dal teatro l'Italia, no

e d'entrambe consacrò ogni sua forza; ma non di pari affetto le

avano le trombe. Fra le ansie e i cimenti della guerra compiva un atto benefico, in pro della patria, col mezzo dell'arte: tale fu la sua vita. E così strettamente si congiunsero in lui l'ideale dell'

schia fra i più temerari la vita. Vestito del lucco fiorentino, quando primo fra gli stranieri dà volto e voce alle ire magnanime di Sordello e Farinata, egli è l'esule doloroso che Dante perscruta ?scendendo in sè stesso? e nelle calamità dell'Italia dei suoi giorni comprende lo spirito del poema sacro. Ed è ancora il difensore valoroso di Treviso e di Palmanova che ci appare sotto l'assisa del sergente Guglielmo; è il potente oratore dell'assemblea

dotto in catene a Messina, scampato per miracolo in Francia, ritorna a sfidare il carnefice nella Romagna insorta, donde non porta in salvo la testa che per avventurarla un'altra volta tra i primi nell'insurrezione di Savoia. Ma ammirabile non men del ribelle è il cooperatore proscritto della ?Giovine Italia? che, scacciato da Marsiglia a Berna, da Berna a Bruxelles, da Bruxelles a Londra, esercitando i commerci più umili, rifiutando i sussidi, stentando il pane, porta alta fra ogni gente la dignità della

ndo del palco tribuna all'amor patrio, altare all'eroismo, gogna alla tirannide, e rigenerar l'arte stessa

rasse la via, quanto vigor di coraggio e di costanza gli occorresse a superarle, e come fosse da tanto egli solo che, già chiaro per ardimenti, dolori e invitt

al falso, intendevano al vero, prevaleva un branco d'istrioni manierati e gonfi come il linguaggio dei loro eroi; miserrimo non per tanto lo stato della più parte delle compagnie comiche, preferendo l'aristocrazia il teatro francese e la borghesia la musica, a cui il teatro di prosa era anche peggio d'ora im

al suo romitorio di Torre Pellice, donde lo ricaccia alla scena, e dalla scena al commercio, il bisogno; ma non si perde d'animo mai. Altero e indomabile, egli lotta con le censure dispotiche, coi municipii gretti, con gli appaltatori ingordi, con le compagnie privilegiate, con cittadinanze indifferenti o, per ragion di parte, malevole, che gli avvelenano la gioia dei trionfi, e, pure lottando e peregrinando senza tregua, lavora e crea senza posa. Crea personaggi, educa alunni, divina ingegni, incoraggia autori, propone e discute soggetti di d

ar di descriverla con ricordi vaghi dell'ado

oria, nella letteratura, nell'anima propria, e li coloriva giovandosi con sagacia acutissima della sua varia e profonda esperienza della vita, e dava loro con efficac

a cui erano concessi i passaggi più ardui e le note più alte e terribili che possano erompere dal petto umano, che la sua persona poderosa si ergeva come la forma ideale della maestà e della forza e si piegava

dea sua propria, renderebbe pur sempre una sola delle cento facce del suo genio; il quale da Lindoro a Saul, da Luigi undecimo a Edipo, as

sdegno a cui sobbalzava la folla come alla voce stessa della patria e in cui pareva espandersi l'odio d'un'intera generazione contro la tirannide, scoppi di pianto disperato onde mille visi impallidivano, lampi della parola che illuminavano recessi ignorati dell'anima e altezze

i, ma no

che li vide e li udì, operano ancora, eredità ignorata, nella generazione presente, e in mille echi e riverberi vivono tuttavia nell'arte d'oggi, e nell'arte avvenire perdureranno. L'arte si trasforma e procede, ma Gustavo Modena non muore. Sulla fronte dei novatori p

el quale, più che l'arguzia inesausta e la cultura varia e l'agile vigore d'uno stile esuberante di vita, anche i suoi

rrabile quell'ideale che, giusta la sentenza d'un grande, è la verità veduta di lontano; e lontana facevano allora la verità dalla sua fede le moltitudini immature a quella forma di reggimento liberissimo e impotenti a quell'azione indipendente, unanime, eroica, fuor della quale egli non vedeva salute. Il disinganno lo trafisse; ma da quello ch'ei stimò errore e sventura del suo popolo, non da misere ambizioni deluse, non da angusto risentimento d'orgoglio offeso, derivò l'amarezza iraco

one dei molti vilissimi;-ma sottoscrive a prestiti per la causa italiana, sussidia giornali, fonda tiri a segno, dà il suo obolo e il suo consiglio per affrettare ogni moto in cui appaia un barlume di speranza, e la notizia dei supplizi di Mantova gli strappa dall'anima dilaniata lacrime di sangue. Afferma-che il nome della sua patria gli s'è fatto odioso e che vuol rifugiarsi e farsi seppellire in un angolo della Svizzera dove non ne giunga più il suono;-ma, invitato a recarsi in America, dov

, quest'artista glorioso e sdegnoso che, se il teatro gli fosse stato precluso, sarebbe riuscito uno scrittore illustre, che, se a più alte prove lo avessero pos

ettato e amato questo dal popolo, che per trent'anni lo attese. E la gioventù verrà con reverenza a contemplare questa fronte che non piegò mai, questi occhi in cui rifulse il genio, questa bocca che non macchiò nè

che raccolse il tuo ultimo sospiro e custodisce le tue ossa; resti invulnerata dai secoli al bacio del sole e dell

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