Fante di picche
i, alcuni nugoli che viaggiano solitarii, ed i gelsi e le quercie in sembianza di giganteschi f
lla fronte ardente
moria dei versi che recita fra le ginocchia del babbo, si rizza sulla punta dei piedi per veder la sorellina
indugi che lo trattengono per via, ha un ideale innanzi agl
e lavora per vivere, che affatica giocondamente in età quasi senile, per dare a lui un'educazione e preparare una do
poichè si possiede una villetta, dove il babbo, ora che ha i capelli bianchi, se
o tenta, Non gli occhi affumicati di donnette smorfiose, non i rubini delle bottiglie, ben altro: passar come saetta sul velocipede nelle vie di Milano, spinge
un occhio del capo, anch'egli cavalcherà il velocipede ed il baio. Certo si potrebbe mettere in disparte quel danaro per la
istante ha cancellato tanti sogni affettuosi, un'ora di abbandono ha potuto più di ventidue anni di affetto... perchè vano è ora distogliere lo sguardo, una rovina si compie per opera sua; ecco il tavoliere, i mucchi d'oro che danno le vertigini, e la prima
Ancora e sempr
zza che va mormorando di lui via via, dai gelsi più vicini alle acacie delle siepi ed agli olmi della vallata; mille immagini gli turbinano innanzi agli occhi, p
nato; si leva, corre alla camera del babbo, picchia tremante all'uscio, entra, si
, ho giocato, ho perduto, ho prega
bacio, e non trova parola di rimprovero. E concesso un istante ai muti singhiozzi, si stringe la testa del figlio a
ua
mila
hio tace, Donato nasconde la te
tra casetta e l'orticello; il mio vicino me ne ha pregato, gli farò servigio... Mariuccia aspetterà a prendere marito qualche anno di più, finchè tu abb
ia della sorte. è in piedi d'un balzo, riasciuga la faccia lagrimosa, si guarda intorno... Meglio così... non era che un sogno. è solo nella sua cameretta, appoggiato alla finestrella che guar
uell'immagine? No, egli non avrà mai il coraggio di dare a quel povero cuore di padre una simile
corrono nello spazio! Si ferma un istante a questo pensiero gigantesco e vi confronta la piccola causa del suo immenso affanno, ma non ne ritrae forza; tutto in quell'arcano gli par grande
a ancora... Nessuna voce lo trattiene; ha paura di sè stesso, fugge, scende le scale, esce all'aperto coll'arma in pugno, e si caccia in un viale che mena al boschetto. Tacciono le
, poi tutto tace, anche le voci beffarde della notte; poi sulle
arda a quelle creature agili e festose che volteggiano sul suo capo; da ogni cespuglio, da ogni zolla si avventano al cielo cento gaie personcine; sulla cima d'ogni albero è una conve
le querele e le acacie e gli alberelli e i fili d'erba si parano delle loro goccioline di rugiada per far festa al sole. A poco a poco la luce si fa più viva, penetra più addentro nelle boscaglie, nei cespi, nei pruneti,
ogni giorno; una talpa, rimasta fuor di casa più tardi dell'usato, attraversa il sentiero come una palla nera e rientra nel suo piccolo labirinto; dormono i grilli e si destano le cicale stridule; nelle zolle, fra filo e filo d'ogni erba, è un brulichio di creature che ripigliano
ava la vita, quando lo impauriva la morte, quando ogni
loro volti soavi sono composti alla serenità; non anco li
a visto nulla, quando di cento affetti non si ha ancora palpitato, e si ha il sangue ribollente,
e si pentì sinceramente, che volle espiare. Ah! sì, bisogna morire!... Afferra l'arme con mano tremante, e un colpo parte, e un grido vi risponde. Donato ha scaricato involontariamente la rivoltella che tiene ora lontano da sè inorridito; gli è sembrato un istante la sorte s'incaricasse della giustizia che egli tremava
nato! sign