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Le notti degli emigrati a Londra

Chapter 3 No.3

Word Count: 3202    |    Released on: 06/12/2017

era segretario del suo predecessore, un ungherese; il conte austriaco desiderò che restassi a quel posto. Il colo

. Non saprei dirvi le impressioni opposte, che questi turbini equinoziali produssero sopra il reggimento interamente ungherese, e sopra il colonne

quattro giovani, di cui Pet?fi era l?anima, fecero irruzione nelle scuole, e trascinarono gli studenti nella via di Hatvan. Si presentaron

patore. Gli scritti mancano

rlo, rispo

e macchine, suggerì lo stampat

macchine, e impongo agli ope

sky, che non partiremo da qui c

: la folla resta immobile. Coi dodici articoli si domandavano tutte le libertà, la eguaglianza dinanzi la legge, l?abolizione dei privilegi, l?autonomia dell?Ungheria, avente il suo re, imperatore a Vienna. Si esigeva che i soldati ung

i cravatta. Tutti lo conoscevano; lo si amava e lo si detestava eccessivamente. Egli era fiero, brusco, brutale nella sua franchezza, democratico intero ed assoluto, coraggioso fino alla storditezza. Bem, più ta

ia al sant

i, orsù

iavi od e

r di voi:

e, o Dio de

giur

giur

giogo di

o alla mina. Una voce immensa, la voce di tu

rono, e tennero i

i con

avi. In se

ormono. A

r sui lo

rne la

e, o Dio de

giur

giur

giogo di

la folla di nuovo c

i rip

o chi, p

re avrà

ita-inut

ù del pat

e, o Dio de

giur

giur

giogo di

la, alzando le mani al cielo

etto che la sua voce suonasse

ppi brilla

lio il brac

ppi fummo

da, a no

e, o Dio de

giur

giur

giogo di

, e tutti quelli che avevano

sth, si riscossero all?

vivamente, declam

ri al nom

loria re

il di ta

sangue l

e, o Dio de

giur

giur

giogo di

ntico della feste patriottiche della

ini il s

lcri nos

r un dì

i nostri

el n?esu

e, o Dio de

giur

giur

giogo di

ritornello, illuminandolo di una musica improvvisata

nè un bicchiere nè un tondo sulla tavola: tutto fu gettato in aria, come per lo scoppio d?una bomba. All?indomani il colonnello, informato di

l Fabio dell?autonomia ungherese; quello Stefano Szechenyi, che durante trent?anni fu alla testa di tutti i progressi, di tutte le audacie, di tutte le grandi cose e le grandi idee del suo paese, e che la catastrofe della rivoluzione doveva colpire di follia; il principe Eszterhazy, il quale, essendo in missione come deputato della Dieta presso l?arciduca Francesco

ti si alzarono al fragore della grande parola: libertà! eguaglianza! Tutti benedissero l?iniziativa dei Magiari. La Dieta di Kolosvar volle avere la sua notte del 4 agosto. I

più plebe! che sie

e, come un sol uomo, l?ass

alla legge, come lo siam

erono i deput

lli, ed abbiano comuni

ea, coprendo d?applausi

in avanti, tutti partecipino ai benefizii della libertà, dell?e

ovo patto, e mentre che lo strepito delle sciabole e mille evviva annunziav

ano la condanna della monarchia aust

già schiacciato l?Italia, se ne impadronì. I Croati diedero l?esempio. Il bano Jellachich, il ganzo fortunato dell?arciduchessa Sofia-la fatale amante del disgraziato duca di Reichst

i, ed un prestito di 42,000,000 di fiorini. Lo slancio era dato. L

doveva dire quel celebre: Multum fecisti, Janku, vere multum fecisti!, che lo fece passare per un letterato. Il Palatino tent

ne a bada la

ne finì coll

Drava! disse Batt

l venusto Croato: vi risparmio

uo esercito, accompagnato

arti in una volta, sclamò

uggì. L?Unghe

ero, erano restituiti in Ungheria. Il decreto fu comunicato al colonnello Tichter, come agli altri capi di corpo. Il colonnello lo stracciò, sotto il pretesto che non era il ministro della guerra dell?Impero, o dell?imperatore, che

e della partenza. L?ordine non venne

4.o squadrone

i arrivati da Vienna, e brontolava forte. La contessa leggeva appo di lui i giornali ungheresi, e sembrava raggiante. A quella fanfara inattesa, il colonnello si alzò, e corse alla finestra. Aveva una berretta ro

conte Tichter, fulminando

i, ponendosi alla testa de

ve an

h, colo

to l?ordine d

ella guerra, L

il colonnello; sono il padrone del reggim

re per noi, imperatore per voi. Egli

iero; un Consiglio di guerra

th sì.

lo adocchiò il capitano del 2.o squadrone, che ave

i del capitano del 4.o squadrone,

capitano, date ad un altro quest?ord

lasciarono Marienpol. Il colonnello lasciò

fosse posto alla testa dei due squadroni che gl

iciali e sotto ufficiali gli intimarono la parte

era la contessa. Egli medita un colpo.

colo per v

Vegliat

stesso, mi pareva sospettasse la mia passione. La contessa non aveva fatto nulla per incoraggiarmi, ma io aveva indovinato che il mio amore l?aveva

tar vicino a sua moglie, che ci seguiva a cavallo. Mi fe? restare presso di sè, onde trasmettere al reggimento i suoi ordini in ungherese, lingua ch?egli non parlava. Arrivammo al Dniester. Pioveva da tre giorni: il fiume era ingrossa

gui

ntessa, strappandogli

terp

a continuare il viaggio verso

lo vo

cavallo di Amelia, e ci lanciammo nel fiume. Fummo accolti all?altra riva con urrà interminabili: i miei compagni avevano veduto tutta la scena. Continuammo la marcia. Ci mancavano viveri e denari. Quel po

frazioni di reggime

iorno memorabile del

l re accusava di rivolta la Dieta, i ministri, la nazione, e nominava il conte di Lamberg, ungherese di nascita, austriaco di cuore, a commissario

onali; che la nomina di Lamberg era nulla; che le truppe non dovevano obbedire, sotto pena di tradimento. K

città era al colmo. Il

Proprio in quel momento noi avevamo attraversato Buda in mezzo alle frenetiche acclamazioni di una folla immensa e di un popolo intero,

venuto pallido, ma avevo obbedito. Essa andava da suo padre. Alla porta del magnate, volli ritirarmi, e colla

temi un istante, voglio

ncipe N

ncipe N

amm

dunque,

isonorato, al quale vostro padre fece dare ventiquattro colpi di frusta p

credendo vedere lo spettro di mio padre appiccato che mi gridava: vendetta! D?un t

zio, i

o creduto alle vi

cuore. Il Danubio, dallo sguardo giallo, dall?andare tranquillo e linfatico, borbottava alcunchè di rauco e d?indeterminato, ma non aveva già quell?accento di collera che s?indovina nel brontolío del Po e del San Lorenzo. Al di là, la roccia appesa e misteriosa che porta la cittadella, e sovrappiomba nel fiume. All?indietro, delle brune colline dai poggi di vigna, tagliati da burroni, lungo i quali s?arrampicano i casini, le osterie, i caffè, le cas

e ricon

e, gli tagliò il capo. Io aveva appena sc?rto un uomo vivente che mi squadrava di un?aria burbera; un minuto dopo, vidi una testa pallida ed insanguinata in cima ad u

legge, vi ord

gli uomini insanguinati se ne andarono c

nque giorni dopo, G?rgey disarmava mille ottocento austro-croati; ed il 7 ottobre, Maurizio Perczel raggiung

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