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Le notti degli emigrati a Londra

Chapter 6 No.6

Word Count: 2585    |    Released on: 06/12/2017

viveva ancora, ed anzi che egli era in Ungheria. Ella era andata al castello di suo padre; poi, avendo appreso che Bem conduceva il suo esercito nelle sedi sicule, ove io e

lia, essa volava

mo at

on si era coricato che cinque volte sopra un letto, ed anche dopo essere stato ferito. Quanto a noi, ne avevamo perfino perduta la memoria. Partimmo. Questa volta ancora ci trovavamo di fronte ad Urban, che ritornava. Bem lo raggiunse presso Jad, il 23 febbrajo, lo schiacciò, e lo rigettò anche una volta nella Bukovina. Puchner riapparve, ma rinforzato da 10,

òmpito, mi disse il generale, dandomi il comando di

a preceduti, mi spi

a di un?amazzone, in mezzo agli ufficiali dello s

l signor di Joinville di ucciderla, se la vedesse vicina a cadere nelle mani dei Saraceni. Il sig

il signor di Joinville,

marito è a Nagy-Szeben. Noi

ia, ella vi si gettò;

tte scendeva. Bisognava finirla. Bem lanciò la colonna di Bethlen, ove era io. Amelia si tenne presso il generale sopra una piccola altura, cui la mitraglia spazzava senza tregua. Invademmo i sobborghi, cantando un nuovo ritornello di Pet?fi, ed ivi ci precipitammo contro la porta di Nagy-Szeben. Fummo forzati ad indietreggiare tre volte. Accadd

utto, e indicav

lo, gridai io, ave

iò i miei capelli. Il mio cavallo non cadde. Lo lanciai allora sul colonnello. Come per tacito consenso, i soldati e gli uffiziali delle due parti fecero alto onde assistere a questo duello. Io attaccai alla mia volta, frugando con la sin

trammo nella città. La notte, gli Austro-Russi f

a a portar l?annunzio che la Transilvania er

. Il mio cuore ridondava di gioia. Il destino mi carezzava;

?amico d

segnati nella vostra

tà dopo lo scacco, nascosto in un carro di fieno, sfuggendo così alla sorte di Roberto Blum. I suoi compatriotti gli contesero a Pesth il co

libro aperto; tutto vi era vasto e luminoso. La sua barba bianca ondeggiava a capriccio dell?aria, come una di quelle vele latine, che issano le barche nel Mediterraneo, molcite dall?immenso azzurro. Il suo cranio accidentato era calvo; le tempie avevano conservato delle lunghe

aese conquistato, era di proclamare l?amnistia. I suoi occhi grigi, mobili o fissi a volontà, avrebbero frugato nel fondo dell?Oceano. Nondimeno tut

a sua tempera, a tipo leggendario, non ha sì poco sceneggiato il Messia ed il Mosè. Bem restava paterno, nello stesso tempo che realizzava la formula la più assoluta dell?autorità e della volontà, che s?impongono e che trionfano. Egli non comunicava i suoi disegni a nessuno, forse perchè aveva uno scopo e non aveva un metodo. Il suo genio, pieno

a decorazione di prima classe, ed egli accettò. Bem non prese niente, non domandò niente, ma sdegnò la parte volgare d?un Cincinnato da melodramma. Quando occorse farsi Turco, per aver la ventura di battersi contro la Russia e l?Austria, egli salutò la mezza-luna, e divenne pascià. Sarebbe andato in collera se i suoi, quelli che avevano fede in lui, come nel genio della guerra e della libertà-fede virile-l

o della guerra, tentò di disfars

osa ch?egli non avesse fatto, o volesse fare; la sua sorprendente attività, al punto che si sarebbe detto uno spirito, una fiamma elettrica, una visione; la rapidità della concezione e dell?esecuzione.... tutte queste qualità lo facevano idolatrare dalle sue

;-ed anzi Kossuth diede un banchetto, ove io raccontai, coi più pittoreschi particolari

gole senza strade, montagne rese impraticabili dalla neve, piene di precipizii nascosti, di nebbie che avviluppavano e impedivano la vista dei nemici, di fossi che inghiottivano artiglieria e cavalleria, di ponti rotti, di fiumi traboccati, senza scarpe, con una temperatura di venti gradi sotto lo zero. Malgrado tutto ciò, Guyon battè Schlick a Braniczko, mentre che G?rgey danzava a L?cse, a

usione non

y, che detestava Dembinski, come detestava Kossuth, come detestava Bem, come detestava Perczel, Guyon, Klapka, Damjanich, ritardando l?arrivo delle due divisioni Kmetz e Guyon sul campo di battaglia, rese il combattimento all?incirca indeciso; ma Windischgraetz tenne la posizione, e Dembinski, per una precauzione eccessiva, ordinò la ritirata dall?altra parte della Tisza. Questa ritirata, a

tà ineffabile di essere investito del comando supremo, così ardentemente ambito. Kossuth m?inviò nuovamente presso di lui come ajutante di campo. Ma di già G?rgey mi faceva l?onore di odiarmi, sapendo come io adorassi Bem, e come ne parlassi cogli uffi

e alture boscose, ed aveva alle spalle una foresta. Klapka cominciò l?attacco. Damjanich gli venne in ajuto, e tutti e due non avevano di fronte che il corpo di Jellachich, appostato sulle alture, dinanzi e dietro Isaszeg. A tre ore arrivò il corpo d?armata sotto gli ordini di Windischgraetz,

zogiorno, la voce del cannone. Gaspar restò immobile, attendendo un ordine che lo chiamasse. Io, spontaneo, mi slanciai verso Aulich, per sollecitarlo a venire al nostro soccorso. Ma egli era già in mar

aci. G?rgey non si allontanò dal suo quartier generale di Leva. Si marciò in avanti per sbloccare Comorn, e vi si riesci dopo due ore di combattimento. G?rgey arrivò alla sera. Gaspar, secondo la sua abitudine, non arrivò punto. Gli Austriaci avevano abbandonato

tto si compieva a Debreczi

enza della Russia-ed era un ungherese, il conte Enrico Zichy, ch

lla Dieta la decade

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