Memorie di Giuda, vol. I
e che dall'alto del ponte noi contempliamo un lontano paesaggio perduto nell'ombra. Le due parole di Cneus Priscus ?lo conosco? rilevate da u
eva forma d'odio contro i Romani. La gioventù di Gerusalemme mi salutava come suo capo, perchè io mi decidessi ad essere tale. La mia nascita, il partito al quale appartenevo, il mio lungo soggiorno a Roma, i miei viaggi in Grecia, in Egitto, nella Fenicia e nella Siria, in tutta l'Asia insomma, i miei gusti, le abitudini della vita, l'eleganza dei miei modi, le mie relazioni, la mia apparen
ene dinanzi la casa bianca di Maria, nascosta dietro una verde cortina di tamarind
di trovare quella mala lana di Bar Abbas; ho d'uopo di distrarmi. E
entrata dal circo, si mostrò sulla porta. Justus, che par
o Moab, e che dominava la stessa misteriosa nebbia in cui Cneus Priscus aveva immerso il mio spirito. Maria non aveva nulla conservato del costume delle figlie della Giudea. La si era foggiata una forma di tunica e di peplum come una cortigiana greca, tagliati in una stoffa di Babilonia. Pareva una Ester acconciata dalle mani di Laide. Allorchè ella penetrò nella corte
lla, colmandomi di carezze. Oh!
bbas. Rientrammo, ed io mi lasciai cadere sopra i cuscini di
clamò essa. Si direbbe
mie preoccupazioni. E
e la luna il
bitudine,
e della Grecia; i capelli biondi come quelli dell'angelo che tentò Eva; questa lanugine che come un musco dorato sfiora le tue labbra ed il tuo mento; questa bocca ove il bacio nasce come la
oma, vi incontrò un oratore brettone di Eboracum (York), e ne sposò la figlia, che alla co
s non è nè una ragazza, nè una donna m
conti le sue impressioni di viaggio, che abbia l'epigramma e la spada così pronti, sì l'uno che l'altro, che abbagli, che stordisca per la bizzarria, pel lusso, per l'imprevisto, per la morbidezza quando sei n
nè un giovine stravagante, nè un marito
agan obbedisce, che i figli d'Israello considerano come la loro anima, i guerrieri come la loro spada, i timid
s non è una pazzerella come te, nè nient
suo patibolo, Pilato! Sai
non me n'
zò dai miei ginocchi. Le sue donne si facevano vedere a
, Maria,
r Abbas: presente! è la sola cosa di
Mena
lei l'hanno porta
Mo
li Esseniani l'hanno t
uella donna che sembra
non cangiai la mia tinta di bronzo di Corinto, quando perdetti una scommessa di cinquecento dramme. Quella infame pantera m'ha rubato. Credevo che l'avrebbe ingojato Menahem, per far piacere alla
unque che Men
tanti del deserto della nostra Giudea. D'ora in poi bisognerà dare la caccia agli Essenii per aver
reditor
anco i motteggi che si fanno sul lor conto. Ma v'è di peggio ancora oggid
che sei lì serio com
ta la tua Maria che si vest
e, risposi io, poichè siamo in me
ose Bar Abbas. La più bella donna del mondo non vale un
umore di passi misurati, come quelli di legionarii che passano. Il rumore cessa, ma poco dopo udiamo aprirsi la porta della corte, qualcuno camminare, e parlare allo schiavo all
la soglia della camera ove erav
i domestici all'opera; dall'altra, uno sciame di giovani schiave che portano i cuscini, i ventagli ed i fiori della loro padrona; e ritta nel mezzo della sala, bella come un giorno di primavera, la padrona stessa circondata dai suoi con
andogli uno sguardo significante per indicargli quella povera donna, di cui
spite mio. C'è a tavola
ò comprendere, se p
invitarti a cena da parte del procuratore, riconoscente
i quelli che non conoscevano il latino, usato fra gli Ebrei ed i Romani, aggiunsi: - Avevo qui dei convitati; ma essi mi perdoneranno se
us divorandola dello sguardo, non capi
a cena non ti dia una
nza rispondere, e seguii Cneus Priscus,
o un ordine, o piuttosto un segno di Cneus, mi circondarono, ed innanzi
eddo che mi ero imposto, che non avevo mai perdut
ose Cneus con un lieve sorri
sti della tavola dei suoi schia
ntese forse:
ro di luna. Le donne preparavano la cena e venivano a cercar acqua alle fontane, la brocca sulla spalla, chiacchierando dello spettacolo del giorno e del com
lla torre di Phasaelus. Abbandonandomi n
to alla cena, siccome qui noi non abbiamo che i resti degli schiavi, non oserei umiliarti facendoteli
più nulla a dare; la è stata sva
che mi sembrò una carcassa, e toccando colle mani un non so che di freddo e di viscoso, che spiccò un salto al mio contatto e che doveva essere probabilmente un rospo od una lucerta. A questo senso di ripugnanza balzai, e mi arrampicai di nuovo fi
sciavano dimenticare che avevo fame e sopratutto sete. La mia gola sembrava accesa, la bocca era secca come le foglie del deserto. L'anima fe' prova di domare il corpo; poi vi rinunciò. Io pensava freddamente, mentre tutto il mio individuo bruciava. Cosa strana! nelle situazioni dif
fatto delle pazzie per trattenermi. Maria che avevo incontrata a Magdala, mi aveva, dirò quasi, rapito. Tutto ciò era gaio, rosa, trasparente, e ciò nonostante quelle memorie mi opprimevano. Il piacere s'era volto in agro. Mio padre era morto. Mia madre, sempre malaticcia e annoiata del sole della Siria, non si occupava che di sè stessa, e un poco delle mie sorelle. Ma essa fuggiva i
vero Giuda! Tutta la gioventù di Gerusalemme le offriva questo allev
lugubre, quando la società e la natura hanno fatto di tutto per seminarvi la via di felicità. Eppure io non me ne spaventava. Al posto della croce io vedeva quella Romana, di cui avevo salvato la vita, che dettava la sentenza dietro la sedia curule di suo marito; nel circo, io vedev
re acuto mi risvegliò di soprassalto. Un topaccio cominciava a rosicchiarmi il tallone dopo aver divorato
si lasciava andare a tutti gli spasimi. Dico tutti gli spasimi; realmente
mente, un mazzo di chiavi agitarsi, una chiave entrare nella serratura della porta contro la quale io m'appoggiava, e sentii
fondarsi in una specie di voragine nera ed infetta che s'apriva spalancata in un angolo della prigione. Era uno scheletro davvero che giaceva sopra quella terra nera ed umida come quella di un pantano. Le mura verdastre erano marcate da
ce melliflua che mi diede un brivido, voce che rassomigliava
i, e mi fermai d'un tratto vedendo
te, risposi,
o. Ma tu devi aver fame, povero figliuol
ossa. Un passo in dietro, è la melensaggine: sei Antonio. Un passo avanti, è lo spirito: sei Cesare o Alcibiade. Un passo da una parte, sei uno sciocco: Sansone o Goliath. Uno dall'altra, è l'arguzia pretenziosa, è Salomone. In breve, dal punto cen
per idea. Finis
tremante dalla collera. Avrebbero fo
caro babbo, rispos
nque a
si divertiva a provare i suoi denti contro questo sandalo, e l'ho man
i miei ospiti! Grazie, ragazzo mio: tu mi fai una rendita. Mi dispiace però che tu abbi pranzato così bene. Avevo l'inte
o di darlo per cena ad un conduttore di camelli
e Erode se ne f
l pronipote d'un ca
cotto nel vino, reso più piccante con delle olive o dei funghi, ovvero ancora di
duto qualche volta regalarsene gli
a ci vorrebbe per incontrare il t
stito sulle brage con sale e pimento, o delle animelle di
ti, mio signore, disse quell'u
eale della fame e della sete, quello dell'aspettare, della visione di un desinare che si voleva forse farmi sperare senza darmelo mai. E il mio timore era confermato dalla circost
simi del mio stomaco. Mi assisi di nuovo sull'alt
tessero, e di cui udissi il rumore nel vuoto. Non avrei mai creduto che fosse così spaventevole per l'uomo il trovarsi faccia a faccia di sè stesso nelle tenebr
ontatto d'una mano che si posava sul mio collo a traverso la porta semichiusa, per impedirmi di rotolare di nuovo al fondo
i disse ru
le braccia e sbadigliando
ove si va, uscendo da q
risposi io, quantunque un br
mummia; da su
con soli quattro uomini. Fece un segno. Uno degli uomini mi attaccò sul viso un pezzo
spirare, sclamai f
; è un lusso di cui metà della creazion
gevano
cetto la rondinella laboriosa, che prendeva in iscambio le prime luci rosse della piena luna per quella del sole che tramonta. Io aveva gettato un subito sguardo su quel ritaglio di cielo punteggiato di stelle, che m'aveva incantato. Non sapevo ancora che il cielo fosse così bello a contemplare! Usc
giungevo, fa egli giustiziare avanti il giudizio? Questo romano è scuro e severo, ma giusto, o meglio, è schiavo della legalità. L'uomo che
L'odore che m'inebbriava non poteva venire che da qualche conserva, poichè l'autunno nei nostri climi non ha di quei fiori. Udii qualcuno della scorta allontanarsi, probabilmente per andar a prendere degli ordini, e ritornare poco dopo, sempre silenziosamente. Nondimeno comprendevo perfettamente ch'eravamo vicini ad una casa, perchè l
ì vellutata, che per un istante credetti toccare quelle mani delle cortigiane romane che davano il brivido
ersona che mi accompagnava soffiò all'orecchio d'un'altra alcune parole che non potei comprendere, quantunque io conoscessi il greco. Cinque minuti dopo, la stessa persona ritornò; disse ancora alcune altre parole nell'iste
e ella, che gli Dei rea
benda, mentre un'altra tagliava le corde che mi martoriavano i polsi.