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Col fuoco non si scherza

Chapter 3 No.3

Word Count: 5866    |    Released on: 30/11/2017

i se

te e il suo pensiero corse sub

ernarda gli portò

he mi raggiunga verso le due alla Boliviana

trofinò colla canfora e coll'aceto profumato. Quando si sentì ripulito da tutti i fumi dell'orgia, si vestì della biancheria fresca di buc

l vario verde dei boschi e le capanne più alte, mentre una rara nebbiolina vagolava sui fianchi più bassi e sulle rive che sentivano ancora qualche brivido della

hetti. Il profumo caldo dell'Olea fragrans veniva dagli sterrati del giardino, che tocco dal primo raggio del sole, che sul lago sorge tardi, schiudeva i suoi verdi, da quello scuro dell'abies nigra, al verde smunto del

lavano della sua vita e delle sue opere. Tra due scaffali un busto di marmo lo rappresentava nel vigore degli anni e della fortuna, quando su proposta di Quintino Sella, che aveva avuto di don Camillo Bagliani un'alta opinione, era stato mandato prefetto i

pendeva il ritratto a olio di sua madre, la povera contessa Saulina di Pianello, una bellez

rnata tra le sacre memorie e metter le mani nella corrispondenza di suo padre, il giovane Bagliani sentiva dentro di sè quasi un sens

à fatto molte scene disgustose: e da tre mesi si vantava in cuor suo di saper resistere alle tentazioni. Anche il desiderio di dar l'ultimo

ere fin dove il fango arriva agli occhi. Avveniva che dai più irregolari eccessi, quasi per rifarsi un credito davanti a sè, si chiudeva come

ceduto una notte all'invito di Erminio Bersi, sentiva di esserne tornato ancor più

sizione l'aiutasse, il nostro filarmonico non aveva mai saputo uscire da quella mezza capacità, che fa desiderare e rimpiangere l'altra mezza. Forse aveva ragione di dire il suo maestro Pazzini che i topi avrebbero fatto più presto a rosicchia

*

raffazzonature di stile gli aveva data apparenza di roba nuova e sperava con quattro ciarle di darla a bere ai professori della Facoltà, che hanno delle dissertazioni, specialmente di quelle grosse, un rispetto quasi istintivo che lì dispensa spesso dal leggerle. Flora aveva dovuto lottare un poco per decifrare gli sgorbi d'una scrittura storpia come il suo autore.

mera alla mamma e combinato con lei una lista per far onore al quasi cugino di Villa Serena, che si degnava di venire a colazione al Castelletto. Si stabilì che alle due uova si dovesse aggiungere una co

no di percalle celeste a fiorellini bianchi senza cintura, chiuso con una semplice arricciatura intorno al collo: un abito di carattere infantile, che la faceva parere più alta e più leggera. Que' suoi folti capelli color del rame (checchè si dica contro il r

rtazione, qualche cosa d'insolito era entrato nella vita scolorita ed eguale della casa, che da cinque o sei anni dormiva nella pigrizia delle loro padrone. Flora aveva riaperto il vecchio pianoforte, detto il trappolone, e procurava di

i due ragazzi eran cresciuti, si può dire, insieme all'ombra delle stesse piante; e si trattavano col tu, sebbene la diversità della loro c

*

incorporato nell'esercito sardo. Aveva col grado di capitano combattuto in Crimea e nel cinquantanove era stato nominato colonnello sul campo. Dopo la pace di Villafranca sposò Matilde Stellini, figlia d'un modesto impiegato della Tesoreria provinciale, la quale lo consolò presto c

onte Vladimiro Polony, che i Russi avevan fatto morire sotto le verghe. Storie d'altri tempi e d'altri cuori, che sembrano leggende d'un altro mondo al nostro stanco quietismo; ma Flora che aveva letto questi casi in un opuscolo stampato a Parigi, dove la contessa Celina era morta in una dignitosa miseria, non poteva guardare in faccia alla scolorita immagine della nonna senza provare nel sangue un piccolo fremito d'orgoglio. Della antica grandezza di casa Polony non ora rimasta che quella cornice d'oro sbiadito, e una cassettina misteriosa che conteneva un pugnaletto sottilissimo e un piccolo guanto di donna tinto di sangue. Ma al fasto delle memorie poco, troppo poco, corrispondeva la tenue pensione che il governo aveva assegnata alla vedova del

tta slava, la pittura, il ?trappolone? le faccende di casa, le sue buone vicine povere, l'assistenza a un asilo infantile di cui s'era lasciata nominare patronessa, rubavano le ore delle brevi giornate; finchè al tornare dell'aprile il lago cominciava a ripopolarsi. Allora colle rondini tornavano le amiche straniere che son solite passare la primavera in Tremezzina: più tardi si riempivano le ville delle conoscenze più intime. Ricchi e poveri tutti conoscevano la signorina del Castelletto, la contessina, la polacca dai capelli

*

parlava con tristezza; vedeva Ezio, un ragazzo poco più alto di lei, vestito alla marinara, che l'invitava a giocare nel boschetto della villa o la conduceva in barchetta: vedeva la bella zia Vincenzina, ancor giovine in tutto lo splendore de' suoi vent'anni, vestita come una regina, colle sue magnifiche buccole di diamanti. Con uno sguardo riassuntivo (mentre le dita andavano per loro conto sui gialli avori del trappolone) vedeva passare molti anni e molta gente. Gli uni morire, gli altri farsi più grandi, la mamma rinchiudersi sempre più ne' suoi piccoli mali, e delle amiche, che veniva

d'una sua singolare amabilità, il fedele compagno delle loro lunghe serate d'inverno, il buono e ruvido Cresti,

ci o dodici anni, non sapeva togliersi a un senso di sgomento. La miseria e la vecchiezza son le due parche più giovani; la morte è la terza. Cresti era un cuore poco espansivo ma solido, osti

rio della mamma e alla muta adorazione del buon Cresti per qualche segreta speranza o per un'illusione in aria che si fosse messa davanti. Ezio Bagliani-lo sapeva benissimo-non era un ragazzo da vendere la sua libertà a ventiquattro anni a una signorina di ventidue. Diceva anzi nudo e crudo a tutti quelli che volevano sentire che prima dei quarant'anni è follia per un uomo ricco il prender moglie. Troppo bella gli si apriva la vita per tutti i quattro punti cardinali, perchè volesse farsi eremita. Eran queste le massime sue e di tutti quelli che amano, come si dice, godersi la vita. Con chi e che cosa andass

che benefica influenza, non voleva da parte sua perdere il vantaggio di una posizione indipendente. Essa si era quasi convinta che il cielo l'aveva prescelta a esercitare sopra il giovane dissipato una

no della villa, nelle grotte della vigna, sul lago, sui monti. S'eran più volte misurati nei vani delle finestre, segnando ogni anno l'altezza con molte striscie sul muro: le lettere E F intrecciate si vedevano ancora crescere scolpite nella carnosa corteccia degli aloè. Giochetti da fanciulli,

loro da Villa Serena non si aveva ad accettare che come una grazia di cui era dovere corrispondere con riverente riconoscenza e punto lì. Qualche volta scappò detto alla buona mamma che dei signori in genere è bene non fidarsi, perchè

a sua morte, l'assenza prolungata della zia e di Ezio tennero per quasi due anni separate le due famiglie e intanto il gi

*

colandosi a una Variazione sulla Norma, una complicazione trem

o ch'egli non aveva saputo fare quel che cento imbecilli sanno fare. L'orgoglio non è sempre al servizio del diavolo: e una volta inforcato questo cavallo, Ezio era uomo

rologio segnava le nove precise. Flora alzò uno sguardo alla nonna Celina e si scagliò sulla tastiera per darsi della forza e un contegno di artista ispir

e impiccato, ma tu non suoni male. Questa non è music

olla solita spigliatezza, in cui soleva rinforzarsi come in un

e, mettendosi ritto davanti a un gran vetro allumacato

tupendo... è de

flosci, da cui usciva un paio di scarpe zafferano,-Che cosa mi manca per essere un bel giovine? Celiò mentre si carezzava colla punta delle

mo in novembre, con in testa la sua cuffietta a nastrini celesti, in cui il suo viso pareva ancor più delicato e pallido: ma la finezz

zia? quando si va ancora a

e si ricordava un brutto quarto d'ora.

eccati che fanno

stanotte? è così che lor signori

quella cuffietta che è p

tto? chiese Flora,-Dove l'hai fatt

le degli elegantissimi di Milano

quel corvattone verde

lo come lo vedi, sa a memoria il nome di tutti i cavalli

che perdono?...-rimbeccò l

l capo quei capelli ross

a Matilde, prendendo posto nel suo seggiolone di velluto nel vano della

l regalo...-Bello, mirabile, incantevole...-andava ripetendo Ezio, mentre faceva

non ho ben capita. Quel tuo gobbetto, a ogni fiato,

e alla scienza come i

dere a questo para

rte. Il sole entrava lieto per le due finestre e andava a battere sul

n c'è pericolo che l'autore di questa dissertazione abbia già presentata per

are: punto secondo ho mutato il titolo e il principio dei capitoli: punto

hè fate le d

uso

cravatt

, più

a esporre le idee fondam

re agli esami senza aver letto almeno una volta

inci

u, mentre io tiro due boc

i faccian dis

palmo della mano, e seguendo coll'occhio il manoscr

ciò con voce net

epara il veleno a chi lo somministra. Qui hominis n

nna-venenum confecerit, dederit, vel vendiderit, vel habuerit; quive falsum testimoniu

nza e il mio amore per la tua laurea,

n bel posto

dicessi: ti trov

ensarci quando av

ciulla, che sapeva affrontare gli argomenti sdruc

cioè gli si tagli il collo-continuò il mariuolo, che sa

a:-E altrove nella stess

cidat quis an caus

lentiniano, Valente, Graziano sotto

lardello

servo a fuggire e cita la conforme opinione di Po

al

o è una persona sola con Labeo

ta? quando si st

ovo la mamma zietta, che si sforzava di aguzzare una faccia

col fuoco e ne avesse poi a riportare qualche scottatura. Ma Flo

e è bello, Flor

?-ma li conosci tu q

uanto a Pomponio Labeone, dacchè l'ho dato alla

nel manoscritto-ma intendiamo soltanto di dimostrare questa verità: l'unione degli individui peggiora

i, lingua

come nella natura sono i germi peggiori quelli che più facilmente si riproducono e si diffondono. Il microbo del male ha una potenza d'espansione infinitamente più grande di quella del bene-(Flora an

o scritte io queste belle parol

; ma quando si fu alla fine del primo capitolo e che si ann

er oggi:

*

resco e al vin bianco non troppo brusco. Si parlò delle prossime Regate, che dovevano quest'anno aver luogo nel bacino di Tremezzo e che avrebbero attirata mezza Lombardia. Ci dovevano essere corse a vela, corse di canotto, corse di barcaiuoli, per le quali si stavano già raccogliendo ricchissimi premi e vessilli dalle patro

unziata, che entrava col piatto dei fichi, come si giuoca una finta all'avversario, quando lo si attira per appoggiargli una puntata al petto. Flora corse a prendere due bastoni e provò a incrociare il suo ferr

e e dalle forcine posticcie e scesero nella loro straordinaria e rubiconda abbondanza sopra le spalle e il busto. La vecchia Nunziata, affascinata, stava lì immobile come stanno le statue del S

ercando di sollevare la testa del falso moribondo, quan

da dove è

un atteggiamento tra il comico e il disgustato, il solitario del Pioppino, che teneva tra le mani u

mpo a baciare un moribondo. Pianta, ti prego, una carota sulla mia tomba.-Com'ebbe detto c

ando Flora potò supporre quel che di veramente vivo ci doveva esser dentro, dette un grido di gioia, e così come si trovava, con quella fiera chioma disciolta sulle spalle, rimosso con precauzione il capo del tovagliuolo, si prese nelle mani u

più di una

i! e mangi

Ezio, risuscitando

li disse Cresti, mettendog

vedo: uno di noi è troppo sulla te

u possibile avviare un discorso ragionevole, Cresti insegnò a Flora come dovesse trinciare minutamente delle foglie di cavolo, ammol

to tuo zi

a? e perchè non viene ad abb

ieme, Ora è un po'

e abbassando la voce, domandò:-Questo mio z

a?-esclamò essa, arros

del babbo; ma voi sapete che sono uomo d

vane nelle sue e mormorò:-Son storie d

he di voler bene a

mente il giovane si ricordò che per le undici e mezzo d

endendo alcune reti al sole. Il giovinetto venne colla barca.-Addio, addio, e grazie di tutto...-gridò saltando nel legno e afferrando un remo.-A rivederci domani per il secondo

acqua, mentre cercava di allacciare colle mani diet

lla mano indulgente, ancor commossa delle parole che

ualche cosa aveva offesa la sua nervosa suscettibilità, al s

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