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Il Comento alla Divina Commedia, e gli altri scritti intorno a Dante (vol. 2 of 3)

Chapter 5 No.5

Word Count: 7846    |    Released on: 06/12/2017

lett

. XX

Flegias dimonio per nave, pervenissero alla porta della cittá di Dite. E dividesi il presente canto in quattro parti: nella prima dimostra l?autore come, vedute certe fiamme sopra due torri, distanti l?una all?altra, un demonio chiamato Flegias venisse in una barchetta, e come in quella Virgilio ed esso discendessero; nella seconda discrive l?autore ciò che, navicando per la palude, udisse e vedesse d?uno spirito chiamato Filippo Argenti; nella terza most

da sapere che Dante ebbe una sua sorella, la quale fu maritata ad un nostro cittadino chiamato Leon Poggi, il quale di lei ebbe piú figliuoli, tra? quali ne fu uno di piú tempo che alcun degli altri, chiamato Andrea, il quale maravigliosamente nelle lineature del viso somigliò Dante, e ancora nella statura della persona, e cosí andava un poco gobbo, come Dante si dice

i, passati ben cinque anni o piú, essendo la cittá venuta a piú convenevole reggimento che quello non era quando Dante fu condennato, dice le persone cominciarono a domandar loro ragioni, chi con un titolo chi con un altro, sopra i beni stati de? ribelli, ed erano uditi: per che fu consigliata la donna che ella, almeno con le ragioni della dote sua, dovesse de? beni di Dante raddomandare. Alla qual cosa disponendosi ella, le furon di bisogno certi stromenti e scritture, le quali erano in alcuno de? forzieri, li quali ella in su la furia del mutamento delle cose aveva fatti fuggire, né poi mai gli aveva fatti rimuovere del luogo dove diposti gli aveva. Per la qual cosa diceva questo Andrea che essa aveva fatto chiamar lui, sí come nepote di Dante, e, fidategli le chiavi de? forzieri, l?aveva mandato con un procuratore a dover recare delle scritture opportune. Delle quali mentre il procuratore cercava, dice che, avendovi altre piú scritture di Dante, tra esse trovò piú sonetti e canzoni e simili cose; ma, tra l?altre che piú gli piacquero, dice fu un quade

imava veramente che questi, con altre mie cose e scritture assai, fossero, nel tempo che rubata mi fu la casa, perduti, e però del tutto n?avea l?animo e ?l pensiero levato: ma, poiché a Dio è piaciuto che perduti non sien, ed hammegli rimandati innanzi, io ado

l terzo anno, dal dí che egli dice, finisca, convien che caggia dello stato suo la setta, della quale era Dante. Il che cosí avvenne, percioché, come eletto è, il perdere lo stato la setta Bianca e il partirsi di Firenze fu tutto uno: e però, se l?autore si partí all?ora premostrata, come poteva egli avere scritto questo? e non solamente questo, ma un canto piú? Certa cosa è che Dante non avea spirito profetico, per lo quale egli potesse prevedere e scrivere, e a me pare esser molto certo che egli scrisse ciò che Ciacco dice poi che fu avvenuto; e però mal si confanno le parole di costoro con quello che mostra essere stato. Se forse alcun volesse dire l?autore, dopo la partita de? Bianchi, esser potuto occultamente rimanere in Firenze, e poi avere scritto anzi la sua par

ostra la cagione perché gli occhi verso la cima levarono, dicendo: ?Per due fiammette?, cioè piccole fiamme, ?che vedemmo porre?, in su quella sommitá della torre, ?E un?altra?, fiamma, ?di lungi? da questa torre, ?render cenno?, sí come far si suole per le contrade nelle quali è guerra, che, avvenendo di notte alcuna novitá, il castel

tutto seppe?); e séguita: ?Dissi:-Questo che dice??, cioè che significa il fuoco, il quale è qui sopra di noi fatto in questa torre? ?e che risponde Quell?altr

dere, ?quello che s?aspetta? di dovere avvenire per questo fuoco e per quello, ?Se ?l fummo?, cioè la nebbia, ?del pantan nol ti nasconde?,-

r l?aere snella?, cioè leggiere, ?Com?io vidi una nave piccioletta Venir per l?acqua?, della padule, ?verso noi in quella? che Virgilio diceva:-?Giá puoi scorgere?, ecc.-?Sotto il governo d?un sol galeoto?. ?Galeotti? son

del dimostrare, qui infra ?l cerchio, percioché tutto è del quinto cerchio ciò che si contiene infino all?entrata della cittá di Dite. E in quanto le parole di questo galeotto sono in numero singulare, par che sieno dirizzate dal dimonio pure all?un di lor due, cioè a Virgilio, il quale era anima e non uomo; e però si può comprendere questo demonio avere da occulta virtú sentito l?autore non venir come dannato, e

sivamente due volte nomina; seguitando: ?tu gridi a vòto?, cioè per niente,-?Disse lo mio signore?. E poi soggiugne la cagione per la quale Flegias gri

Che gli sia fatto?, che prima si turba, ?e poi se ne rammarca?, con gli amici e con altrui; ?Tal si fe? Flegias nell?ira accolta?, parendogli

o, impetuosamente corse in Delfos, e quivi mise fuoco nel tempio d?Apolline, il quale a que? tempi dall?error de? gentili era in somma reverenzia e divozione quasi di tutto il mondo; percioché quivi ogni uomo per risponsi delle bisogne sue concorreva. E fu questo tempio arso da Flegias, secondo che scrive Eusebio in libro Temporum, l?anno 23 di Danao, re degli argivi, il quale fu l?anno della creazion del mondo 3752. E, oltre a questo, scrivono alcuni che esso uccise la figliuola, la quale, percioché vicina era al tempo del parto, fu da alcuni aperta, e trattale la creatura,

ue miserr

gna testatur v

moniti, et non con

che altra via non v?era da poter piú avanti procedere, senza valicar per nave il padule. E dice: ?discese nella barca, E poi mi fece entrare?, nella barca, ?appresso lui; E sol quando fu? dentro parve carca?: in che

accipi

am. Gemuit su

tam accepit rimo

hiama, percioché per molti secoli ha fatto quello uficio; ?prora? la chiama, ponendo la parte per lo tutto, percioché ogni nave ha tre parti principali, delle quali l?una si chiama ?prora?, quantunque per volgare sia chiamata ?proda? da? navicanti; e questa è stretta e aguta, percioché è quella parte che va davanti e che ha a fender l?acqua: l?altra parte si chiama ?poppa?, e questa è quella parte che viene di dietro, e sopra la quale sta il nocchier della nave al governo de?

ppresso scrive come Virgilio gli facesse festa per lo avere egli avuto in dispregio il fangoso che gli si dimostrò; oltre a ciò, pone come quel fangoso fosse lacerato dall?altre anime de? dannati ch

ornito, si ritorna nel fiume onde era stata tratta: per lo qual nome l?autore nomina qui, licentia po?tica, il padule per lo quale navicava; e, per dar piú certo intendimento che di quello dica, cognomina questa gora ?morta?, ci

son dannato, e uscirò di qui per altra via; ?Ma tu?, che domandi,

Risposta veramente d?uomo stizzoso e iracundo, del qua

ella spezie di piagnere la quale facciamo essendo morto alcuno amico, percioché, chiuse le finestre della casa, dove è il corpo morto, quasi all?oscuro piagnamo; ma meglio credo sia detto quegli, che per cotale cagion piangono, avviluppati per lo dolore nella oscuritá della ignoranza, avere bisogno in lor consolazione della luce della veritá, per la qual noi cognosciamo noi nati tutti per morire; e però, quando questo avviene che alcuno ne muoia, non essere altramenti da piagnere che noi facciamo per gli altri effetti naturali. E da questo ?lugere? viene ?lutto?, il vocabolo che qui usa l?autore.

Ch?io ti conosco, ancor sii lordo tutto?.-Questo gli dice l?autore,

avesse, l?autore, percioché ingiurioso si reputava l?autore aver detto di conoscerlo, quantunque egli fosse tutto fangoso. ?Per che ?l maestro accorto?, della intenzione di quest?anima adirata, ?lo s

. XX

atte, sí come fa il padre quando vede alcuna cosa men che ben fare al figliuolo, o il maestro al discepolo, o l?uno amico all?altro, accioché per quella commozione egli l?ammonisca e corregga con viso significante la sua indegnazione, non come uomo che, della ingiuria la quale gli pare per lo non ben fare d?alcuno, disideri vendetta; e, fatta la debita ammonizione, ponga giú l?ira. E in questa maniera adirandosi, e per cosí fatta cagione, non si pecca. In questa maniera si dee intendere Dio verso noi adirarsi, come spesso nella Scrittura si legge: e il salmista spesse volte priega che da questa ira il guardi, cioè da adoperare sí, che esso contra di lui si debba adirare. E da questa ira dobbiam credere essere stato commosso Cristo, nel quale mai non fu peccato alcuno, quando, preso un mazzo di funi, cacciò dal tempio i venditori e? compratori, dicendo: ?Domus mea, domus orationis?, ecc. Questa spezie d?ira chiamano molti ?sdegno? (e cosí mostra di voler qui intendere l?autore): il qual non voglion cadere se non in animi gentili, cioè ordinati e ben disposti e savi. E tanto voglion che sia maggiore, quanto colui è piú savi

cca, accioché per questo noi sentiamo primieramente l?onestá del costume, percioché il baciar nel volto è segno caritativo, ove il baciare in bocca, quantunque quel medesimo sia alcuna volta, le piú delle volte è segno lascivo. E, oltre a ciò, il volto nostro è detto ?volto? da ?volo vis?, percio

ri nostre nel mentre nel ventre ci portano; e dice qui l?autor ?benedetta?, a dimostrazion che, come l?albero, il qual porta buon frutto, si dice ?benedetto?, cosí ancora si dice ?benedetta? la madre che porta buon figliuolo. E in questa parte non si comm

sua memoria fregi?, cioè adorni; percioché le virtú adornano cosí il nome e la memoria dell?uomo, nel quale state sono, come il freg

quali, per apparere d?esser quel che non sono, si sforzano d?esser ponderosi ne? passi, gravi nel parlare, e nell?adoperare di sentimento sublime, dove nell?effetto di niuno valore sono; dicendo: ?Quanti si tengono or lassú?, cioè nel mondo, il quale è di sopra da noi, ?gran regi?, cioè gran maestri.

e de? lor palagi: re è colui il quale ha posta giú la paura e ciascun altro male del crudel petto; re è colui il quale non è mosso dalla impotente ambizione e dal favore non stabile del precipitante popolo; sola la buona mente è quella che possiede il regno: questa no

e meritamente, accioché nel brago e nella bruttura riconoscano i mali usati splendori nella vita presente; e, che ancora piú vituperevole fia, m

gilio, dicendo: ?Ed io:-Maestro, molto sarei vago Di vederlo attuffare?, costui, il qual tu mi di? che fu persona orgogliosa (e questa vaghezza par che sia generale in ciascuno virtuoso uomo, di vedere gl?incorreggibili punire), ?in questa broda?. Il proprio significato di ?broda?, seco

o differente dal padule, in quanto il lago ha grandissimo fondo ed hal buono, ed è in continuo movimento; per le quai cose l?acqua senza corrompersi vi si conserva buona; dove l

di quelle rive dove i navili pongono; e ciò è, perché sempre i navili, accostandosi alla riva, dove scaricar debbono il carico il qual portano, o caricar quello che prendono, pongono la lor p

io Far di costui?, del quale io disiderava, ?alle fangose genti?, cioè agl?ir

ffender quest?anima. E che gridavano?-?A Filippo Argenti!?-

alcare, ferrare d?ariento, e da questo trasse il sopranome. Fu uomo di persona grande, bruno e nerboruto e di maravigliosa forza e, piú che alcuno altro, iracundo, eziandio per qualunque m

rri coloro che subitamente e per ogni piccola cagione corrono in ira, né mai da quella per alcuna dimostrazione rimuover si possono. ?In se medesmo?, vedendosi schernir

in quanto dice che un ?duolo?, cioè una voce dolorosa, gli percosse gli orecchi, di lá venendo dove quella dolorosa voce era nata. E segue: ?Per ch

tra come venissero ne? fossi della cittá di Dite. Dice adunque: ?Lo buon maestro disse:-Omai, figliuolo, S?appressa la cittá che h

facciamo; e percioché questi cosí fatti luoghi si soglion fare piú alti e piú eminenti che gli edifici cittadini, è usanza di vederle piú tosto, uno che di fuori della cittá venga, che

ite Fossero?.-E questo dice a rimuovere una obiezione che gli potrebbe esser fatta, in quanto di sopra ha alcuna volta detto sé non potere guari vedere avanti per l

l?affuoca, le dimostra rosse?, cioè rovent

mmo dentro all?alte fosse, Che vallan quella terra sconsolata?. ?Vallo?, secondo il suo proprio significato, è quello palancato, il quale a? tempi di guerre si fa dintorno alle

essergli parute esser di ferro, a dimostrazione della fortezza di

gens, solidoque a

irum, non ipsi

nt. Stat ferrea

edens, palla s

mnis servat noc

i gemitus et

dor ferri tractae

su la porta di Dite, e come a Virgilio serrarono la porta nel petto. E in questa parte fa due cose: primieramente discrive cui trovassero all?entrare della porta di Dit

chier?, cioè Flegias. Ed è questo nome ?nocchiere? il proprio nome di colui, al quale aspetta il governo generale di tutto il legno, e a lui aspetta di comandare a tutti gli altri marinari, secondo che gli pare di bisogpo; e chiamasi ?nocchiere? quasi ?

lo ?nferno, ?che stizzosamente?, cioè iracundamente, ?Dicean?, con seco medesimi:-?Chi è costui, che senza morte?, cioè essendo ancor vivo, ?Va per lo regno della morta gent

tti non può essere, né è, alcuna cosa che a virtú aspetti. ?E disser:-Vien? tu solo?, qua a noi, ?e quei sen vada?, cioè Dante, ?Che sí ardito?, dietro a te, ?entrò per questo regno. Sol si ritorni per la folle strada?, per la quale è venuto dietro a te. E chiamala ?folle?, non perché la strada sia folle, percioché non è in

l cerchio sia spaventato: e cosí qui, dovendo del quinto cerchio passar nel sesto, il quale è dentro della cittá di Dite, introduce questi demòni a doverlo spaven

gerai, ?se io mi sconfortai, Nel suon delle parole maladette?, cioè dette da quegli spiriti maladetti. E soggiugne la cagione per la quale esso si sconfortò, dicendo:

cioè quando tu mi levasti dinanzi alle tre bestie, le quali impedivano il mio cammino, quando tu acchetasti l?ira di Carone, di Minos, di Cerbero e degli altri che opposti mi si sono; ?Non mi lasciar-diss?

i, essi non posson però impedire l?andar nostro; e pone la cagion perché non possono, dicendo: ?da Tal n?è dato?, cioè da Dio, al voler del quale non è alcuna creatura che contrastar possa. ?Ma qui m?attendi, e lo spirito lasso?,

forse; E ?l sí e ?l no?, che egli debba a me ritornare come promesso m?ha, o rimaner con coloro (sí come essi il m

el non stette lá con essi guari, Che ciascun dentro a pruova si ricorse. Chiuser le porti?, della

ere di Dio che esso mostrasse lo ?nferno a colui il quale con seco avea, e che essi, avend

quali per giusta cagione sdegnano e si turbano, in quanto non furiosamente, non con impeto, come gl?ir

e vorrebbe correre alla vendetta, e però pare sbaldanzito, cioè senza alcuno ardire, dove gl?iracundi col capo levato paiono baldanzosi e arditi; ?e dicea ne? sospiri?, cioè sospirando dicea (nel qual sospirare appaiono alcuni segni della perturbazione del mansueto):-?Chi m?h

iú segreta e piú riposta che non è quella. E questo fu, secondo che si racconta, quando Cristo giá risuscitato scese allo ?nferno a trarne l?anime de? santi padri, li quali per molte migliaia d?anni l?avevano aspettato; intorno al quale il prencipe de? demòni co? suoi seguaci fu di tanta presunzione, che egli ardí ad opporsi, in ciò che esso poté, perché Cristo non liberasse coloro li quali lungamente avea tenuto in prigione: e per questo metaphorice si dice Cristo avere spezzata la porta dello ?nferno, e rotti i catenacci del ferro. La qual porta convenne esser quella della quale fa qui menzione l?autore, cioè la men segreta, alla qual poi non fu mai fatto a

re a quella di Dite, si dee dir ?china?; ma, come spesse volte fa l?autore, usa un vocabolo per un altro. ?Passando per li cerchi?, dello ?nferno, ?senza scorta?, cioè senza guida, sí come colui che bisogno alcuno non ha, avendo se

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