Fino a Dogali
uvole oscillavano nel cielo sotto la pressione di un vento troppo alto per essere sentit
olo, ma fortunatamente
come a
i nostri dolori. Soffrire non è nulla, e sarebbe forse invidiato, se tutti dovessero accorgersi delle nostre sofferenze e stimarci più di prima, e sopratutto più di sè stessi. La nostra personalità
significato che
nne
. L'arciprete, il priore, i grossi elettori montanari sempre padroni, avrebbero urlato d'indignazione se Casola fosse stata ufficialmente rappresentata alle esequie di un prete, che aveva avuto il torto di salvare la vita a Garibaldi. Giù nella folla, invece, alcuni vecchi garibaldini e molti giovani socialisti strepitavano incolleriti da una inerzia che avrebbe reso Casola ridicola presso tutti
iva ancora una diffidenza, quasi un disprezzo che non osava analizzare sè stesso, ma che vibrava ad ogni ironia lanciata alla sua memoria da qualche scettico o avvinazzato. Don Giovan
rete una fiera battaglia doveva essere scoppiata fra coloro, che mandati dal vescovado avrebbero voluto dal cappellano garibaldino una abiura di tutta la sua vita, e gli altri, rappresentanti officiali o offi
rsi. In essi nè commozione nè sentimento vero. Molti vantavano il cor
ulo per le sbornie di gioventù smesse un po' troppo tardi e ora vecchio bonari
aveva udito, ma la mia domanda lo aveva perc
troppo rossa ai pomelli, gittand
caffettiera: porta un b
anz
se nelle spalle e coll'aria di chi confessa un secret
iso da un pezzo di
la, già annunziato per vescovo, prete signorile e
pondere a un gruppo di giovani,
prestarmi al loro bisogno. Ricusai. Non avevo e non dissi buone ragioni a ciò: ringraziavo dei complimenti. Essi insistevano esagerandoli; a Modigliana sarebbero convenuti d'ogni parte d'Italia rappresentanti, e quella era bene una circostanza propizia per me e per Casola. Un certo orgog
resi pi
oro riflettere che la bandiera lunga come una partigiana, dal fodero vivace, sul mio biroccino rosso e piccolo tirato da una rozza veemente e semistorpia, avrebbe reso ridicolo i
i, essi nella notte in dra
comune una monaca della carità, gran signora francese, che avrebbe così trovato modo di sfogare con loro il proprio entusiasmo eroico e il proprio sentimento religioso. Il garibaldino leggermente avvinazzato narrava, inventando, i particolari più sca
caffè che lo ammi
gone parve esatto. Nullameno qualcuno dei giovani socialisti protestò più per dovere che per sentimento; secon
scussio
o insisteva ancora per accompagnar
racconti di famiglia, lo avevo poi letto sovente nei giornali, udito sulle bocche del popolo ad
a in un Comizio per
to curioso ed insieme pauroso. Gli abiti a festa erano generalmente scuri, i cappelli a cencio. Le fisonomie in tale luce non si coglievano, ma si sentiva come una fisonomia generale, un fondo di lineamenti, che rimaneva fermo in quella mezza tenebria e faceva che tutti si rassomigliassero: e, doloroso a confessarsi, l'aspetto del popolo non era bello. Tutte quelle faccie chine, strette, che sembravano toccarsi nella luce scialba filtrante dagli invisibili finestroni laterali del palcoscenico, avevano perduto il rilievo della propria individualità per non parere più che un allineamento di chiazze, nelle quali un giallore di carta pecora sembrava mettere un'ultima verità di malattia. I visi così spiattellati non conservavano che gli occhi, i capelli e le barbe: qualche sorriso o qualche urlo in un angolo aprendo una bocca lasciava brillare fuga
epitoso, pel quale l'aspettazione di quanto deve succedere vale più di quanto succederà. Poi le figure accigliate e le pose impettite dei ribelli importanti sempre in agguato per cogliere una circostanza nella quale mostrarsi e che disseminati nei palchi col piccolo cappello floscio sull'occhio sogguardavano con occhiate brevi di padroni, assorti in un raccoglimento di oratori che si dispongano ad improvvisare, o vigili in una curiosità d'impresarii che temano per il proprio spettacolo. Fra di essi brillavano
questo o, facendolo, aveva ceduto il posto d'onore a qualcuno della plebe come a un parafulmine che dovesse difenderlo in caso d'uragano nella platea o nel loggione. Quindi rintronavano pugni negli usci, urla di minaccia e di scherno. I conquistatori già calmi nel diritto fondamentale della proprietà, l'occupazione, sentendo percuotere sulle porte si voltavano dai parapetti con sorrisi di sprezzo o guardavano per le griglie e, se per caso era un proprietario diventato coraggios
lla penombra che spesso non li lasciava più nemmeno riconoscere, dalla agitazione di tutti che non badava ancora ad alcuno, ri
palco a palco sullo spessore dei cornicioni, o afferrati ad una statua vi facevano un'oscena macchia nera. Un'immensa allegria saliva dalla fitta platea, s'insinuava nei palchi, scorreva per le corsie, gorgogliava, ricadeva straripando dal loggione. La moltitudine disoccupata e sovrana di sè, non avendo nulla a fare e niuno cui obbedire, sentiva istintivamente la comicità della propria situazione; cominciavano già le ironie al comizio eccitate dai significati che la varietà dei palchi attribuiva agli invasori. In quello del Pre
e un ometto calvo, dalla faccia ignobile e cadaverica, che occupava in un
l'allusione del conf
be voluto fuggire, ma i compa
Gari
a Ma
iva la
di e la rivol
Gari
nel frastuono del loggione. Poi si intesero fuori lontano degli squilli di fanfara e un fremito corse in tutte le persone, che si
ata, in abito rosso orlato di merletti bianchi, lo fiancheggiavano; e al di sopra della porta un piccolo quadro chiuso in una povera cornice dorata rappresentava Garibaldi. Il Generale era dipinto colla berretta in capo, avvoltolato nell'immenso mantello cilestro. La sua testa rimasta bella attraverso le falsificazioni di tutti i ritratti si distingueva male, e nullameno tutti la riconoscevano e a tutti quella nobile e semplice fisonomia faceva la stessa impressione. Non uno degli schiamazzatori che, voltandosi
'avrebbe
evo mentalmente, la sentii ri
iamma delle torcie, non accrescevano per nulla la luce al palcoscenico. Pochi individui vi passavano ancora, forse incaricati della polizia del com
icinavano sempre; la moltitudine
ltitudine. Il grosso e bel lampadario solito ad illuminare il teatro era scomparso dietro il zodiaco della v?lt
Gari
! s'intese d
e nel teatro. Tutti quegli stendardi dalle lancie dorate, dai colori vivaci ondeggianti, che sfilavano e s'accalcavano sotto il ritratto del Generale, benchè appartenenti a pacifiche società operaie, parvero parlare a tutti di battaglie; e i sibili della seta, i riverberi delle frangie, l'addossarsi dei gruppi che per la esiguità dello spazio si scomponevano entrando l'uno nell'altro mentre i vessilli oscillavano, le trombe finalmente arrivate lanciavano gli ultimi trilli e la luce intercett
iva fra le bandiere in una
, e la dolcezza del suo occhio azzurro che nessuno vedeva e tutti sentivano, la semplicità epica del suo a
ente si fece u
rto, quelli eran
ti fossero impalliditi; certo tutti ist
iva osava rompere la sol
te, il Comitato del comizio si
in piedi così densa che nemmeno un grano di miglio cadendovi, secondo il vecchio proverbio, avrebbe toccato l'assito; nei palchi la ressa s'era acquetata subitamente: appena qualche moto provocato dalla positura insostenibile di uno spettatore vi si coglieva e cessav
spet
avano il palcoscenico. Molte teste espressive spiccavano, molte medaglie lucevano sui petti. Cercai cogli occhi Giuseppe Cesare Abba, eroica e gentile figura di troviero diventato poi lo storico della spedizione di
ma bandiera e gladiatoriamente atteggiato pareva quasi pronto a brandirla al primo impeto di rivolta. Vicino alla poltrona centrale occupata da un signore ventruto, il sindaco giallo, sottile come una distinzione scolastica, floscio si accasciava sul tavolo cercando f
isonomie svaniva
iò colle solite agg
in disparte e col braccio spinse innanzi una figur
i Verità, il salv
fu così violenta che
ah era tale che quasi vi si sarebbe sospettata della collera. Cresceva sempre, saliva di tonalità arrivando allo spasimo dell'impotenza, mentre le voci meno robuste strozzate dallo sforzo rantolavano o guaivano e nei gesti cominciava come un tremito di disperazione. Ma l'urrah aumentava ancora, come un vento che sollevava tutti i cappelli, investiva
arola era possibile, ne
l vento di quell'ululo oceanico, si abbassarono contemporaneamente come per istin
l vincitore. Non si videro più che la testa del Generale olimpicamente sorridente e la testa del prete c
pplaudire? Gari
adere, il volto del prete piegato sul pet
esta del
Don Giovanni non tard
sser
cora in lui una vigoria senile, che rendeva facilmente credibili tutte le avventure eroiche della sua gioventù. Il suo soprabito nero da pret
uso passando sopra la sua testa, pareva piegarla senza scuoterla, mentre le bandiere curve al pari di lui sotto lo sguardo del Generale in una
osse
sul cappello da prete posato ingenuamente sul tavolo: lo sforzo come di un singhiozzo represso gli solleva
igoroso e sporgente ombrava senza nasconderlo il suo sguardo scintillante di cacciatore. Tutto il volto raso e rugoso tremava di una commozione, che metteva come un sorriso in tutti i suoi lineamenti modellati robustamente sulle ossa. Gli zigomi erano sporgenti, il mento quasi quadro come negli uomini c
a era naturalmen
avrebbe potuto ancora salirvi senza piegarle maggiormente. Garibaldi vi era montato per guadare un fiume rigonfio e lo aveva
l'epico aneddoto di quella notte? Quando nel buio di quella tempesta notturna, al mattino della quale era così facile essere sorpresi e fucilati, giu
cqua furiante: aveva egli pensato che verrebbe un giorno, nel quale tutto il mondo lo ringrazierebbe
suna spavalderia gli venivano da quel trionfo, nel quale tutti ingrossavano forse la voce per la speranza di farsi notare. La teatralità di quella scena antipatica malgrado la sincerità della commozione g
ul suo. L'umiltà della sua posa umiliava quella gente tanto a lui inferiore e così superba del proprio strepito. Se tutti non volevano essere
one s'era impadron
si colle lagrime della riconoscenza o col singhiozzo dell'entusiasmo intorno ad un eroe, non giungerebbe dunque mai a toccare la sua anima, poic
en piccola se gli er
rno ai capi della tavola, cosicchè una arrivava quasi a toccarlo colla lancia dorata. Egli la vide, corse
come un immortale per cui le follie della gratitudine o della sconoscenza non hanno più valore
tudine, che comprese per istint
viva Garibaldi che non s'intese e ricadde seduto, quasi intendendo così di scom
izio p
orsi male concepiti, peggio pronunciati, fors'anco poco intesi passavano nel silenzio del pubblico come un mormorio insignificante. Le bandiere ritte intorno al r
alisti scrivevano con atteggi
parevano una nidiata di pulcini uscenti dal poll
Campidoglio e sull'Etna, aspettata e conosciuta da tutti i popoli? Che ne sapevano essi di quest'aquila così tremenda e così mite, così indomabile e così mansueta, che figlia delle aquile romane e napoleoniche aveva lacerato l'aquila bicip
sapevan
tera della epopea cui aveva preso parte? Chi aveva capito il significato delle su
co, moriva a Caprera nudo e povero come lo scoglio al quale nudo e povero aveva approdato: perchè Garibaldi che i centurioni degli eserciti stanziali deridevano, che i ministri spregiavano, che i popoli stessi sembravano abbandonare, perchè morendo diventava così incredibilmente grande e soverchiava Napoleone e Moltke, e tutti dall'America adolescente all'Asia decrepita, dall'Europa ancora centro della civiltà all'Africa ancora teatro della preistoria, dall'Australia che essendo una terra non è ancora potuto diventare un paese; perchè tutti dalle steppe della Russia dove un vero dispotismo schiaccia alle officine d'Inghilterra dove una falsa libe
to allora allora, nessuno po
io trascorrendolo, meno ancora gl'ingegni così larghi da co
viluppo di contraddizioni, che la sua anima unific
n vi si smarrivano nemmeno
zioni decrepite, per replicate infusioni di sangue barbaro e di idee civili, era sorta un'altra gente? Quale secreto veniva essa a rivelare? Dov'erano i segni della sua nuova vita, i testimoni della sua legittimità? Nell'attuale civiltà, che mischiando tutti i popoli ha fusi tutti i caratteri, certo è ben più difficile il distinguere le
rsi e che cosa aggiungeva ai principii che l'avevano creata, al disegno storico nel quale entrava? Conchiusa entro la monarchia costituzionale dei Savoia, la più vecchia, la più abile se non sempre la più illustre e generosa delle case dinastiche d'Italia, non aveva certamente avuto origine monarchica, mentre tutti gli eroismi di pensiero e di azione, coi quali aveva trionfato
o questa vittoria poteva bene non aver creato la forma definitiva della rivoluzione, se alla morte di Garibaldi, il vinto volontario, i vincitori non osavan
i della guardia d'onore rompevano soli; ma Garibaldi vigilava ancora sullo scoglio di Caprera e Mazzini intendeva dai colli
iuscire vincendo a mettere nel proprio governo un'anima schiettamente rivoluzionaria e moderna. Tutti, aderenti e ripugnanti, avevano sentito nella fatalità di questo processo che la repubblica era immatura, ma ch
presentanti della sua terza giovinezza che ricominciava un'era nuova pel mondo. Quindi tutti i popoli se li appropriarono. Ogni moto liberale della prima metà di questo secolo si fece nel loro nome, per tutte le sconfitte ci fu del loro sangue, in tutte le vittorie ci fu del loro genio. La razza latina che aveva fatto la rivoluzione in Francia con Danton e distrutta l'Europa feudale con Napoleone, creava l'Europa liberale con Garibaldi e con Mazzini; mentre il suo antico
ta in Garibaldi e in Mazzini: Ercole e Prometeo, tanto maggiori o
io finì fr
pubblico era accig
non aveva sentito l'anima di Garibaldi in nessuno
era dileguato
o vid
della Toscana i rivoluzionari romagnoli, vestito di una piccola giacca col fucile sulle spalle: lo vedevo prete al letto dei malati, al banco degli sposi, agli altari delle chiese: lo ritrovavo cacciatore sui monti col gabbione sulle spalle,
gnorile, fanaticamente liberale, che mi aveva spes
o cavalli per darci il passo seguitarono ciarlando. La strada non molto larga era quasi chiusa dalle biroccie. A sinistra le loro ruote rasentavano i mucchi della ghiaia preparata per l'inverno, a destra lasciavano un piccolo vano; misi il cavallo al passo, e riconoscendo inutile ogni appello ai carrettieri tentai di passare. Lo stretto era minimo ma sufficiente: però quando il mio cavallo arrivò colla testa alla groppa del cavallo da bilanciere della prima biroccia, questo si torse come per sferrargli un calcio. Il mio indietreggiò, una ruota scivolò dal ciglio della strada. Il cavallo, sentendosi tirare al petto dal peso del biroccino, si ritrasse di un altro
i al compagno che già stava i
C
birocciai avevano prosegu
o contadini dai
cina. Il medico di Riolo, un amico, accorse prontamente e non constatò che una forte contusione al ginocchio, che parve impressionarlo: il mio compagno, prevedendo che il racconto della caduta sarebbe giunto a Casola spaventando sinistramente i nostri
i infie
o e attesi fra gli spasimi che ritornas
non credevo la
ni verso sera venne a trovarmi un grup
nutile ricordare qui il nome, goffa figura di zoccolante diventato poi deputato, aveva quasi asfissiato il pubblico con un discorso dei più lung
stati belli, gli oratori no
e ne andarono