Fino a Dogali
. Giovanni si chiuse nella calma silenziosa degli uomini forti che si sentono f
le ripeteva la vita, l'infanzia oscura e plebeamente bassa del socialismo, al quale nessun uomo di vero ingegno aveva ancora aderito, e che gittava ogni tanto per le piazze grida incomposte e bestemmie p
a vita che da pochi sbandati, solitari nella politica del momento, costretti ad occuparsi di quesiti amministrativi
popolo in ogni circostanza le poche glorie rimaste, non volle mai uscire dalla propria oscurità. Cacciatore negli ultimi autunni della vecchiez
ribald
vanni non pianse, pe
erbate all'uomo da Dio; d'altronde, anche per lui la vita fisica dell'indiv
le due capinere da lui educate nei dolorosi ozii della lunga malattia e che sentendolo morire gli mandavano
Garibaldi si rivelava i
sono essere così su
zio di Faenza per la morte d
per la prima
i si sentiva già moribondo e camminava a testa bassa, quasi contando i passi che lo avvicinavano al sep
rte fu come
agonia; e siccome Don Giovanni era sempre rimasto prete, molti fra i suoi stessi amici credettero che avrebbe abiurato le opinioni di tutta la propria vita per mo
li d'Italia recavano i bollettini della
r concedergli l'assoluzione gli domandò un'abiura di ciò, ch'egli chiamava le sue eresie e che, lui sano, la
za forse, si as
umile
e ancora. Il suo spirito limpido coglieva meravigliosamente il doppio egoismo dei due partiti, che si disputavano la sua morte per farsene a
si nella camera del moribondo, ma li ignoro, e coloro che vi assistettero non li confesseranno. Il ves
o al gran passo, benchè avesse sempre taciuto operando in vita, comprese il dovere di parlare. L
addì 19 no
ne di Cristo e in essa d
ata deturpata dal mondo e da' suoi ministri, che causa delle conseguenze derivate dalla loro ambizione, prepotenza e crudeltà, hanno fatto versare ta
loro capo avessero ricordato quei detti di Cristo:-Il mio re
e altro perchè mi ve
OVANNI
sfin
sa fu attorniato, complimentato. Il dramma era finito. Al vescovado invece scoppiavano molte collere, ma poichè non si era osato processare Don Giovanni all'indomani del salvamento di Garibaldi, e solo più tardi con meschini pretesti gli si era tolta la Messa, per ridargliela poco d
per concorso di gente e per sincerità di commozione riescirono quali nessuno, nemmeno fra i più vecchi, ne ricordava nelle Romagne;
i fece s
taliano: nessuna rivista, nessun libro, ch'io sappia, ha ancora studiato i problemi posti e risolti da Don Giovanni
endo di parlare su tutto, avranno sorriso leggendola; infatti la sua forma letteraria è meno che meschina, il suo contenuto filosofico piuttosto volgare. Io stesso al primo t
orico e psicologico; appena appena vi ho fissato le idee principali senza nemmeno coordinarle in un disegno, che riveli la loro natura intima e i loro più necessari rapporti. Divagazioni di malato, ch
amo, di
civile che straniera? Don Giovanni ha egli inteso di alludere ai tentativi di conciliazione col Vaticano, che incominciati colla stessa rivo
emmeno possibile, ma senza dubbio egli non ebbe un'idea molto
l matrimonio vero è quello ecclesiastico, unica religione il cattolicismo; si battezzano pressochè tutti i bambini, si affidano al clero per la prima educazione, s'iniziano in tutti i gradi della religione. Si diffida dei collegi laici, si amano tuttavia i conventi mutati in educandati; tutte le Madonne e i Santi miracolosi sono più che mai vivi nella illusione del popolo, un sottinteso scinde tutte le coscienze: si vuole la libertà della vita pubblica e si crede ancora nella servitù della vita spirituale. La scienza,
nciliazione, che accordando la coscienza religiosa colla coscienz
la immortalità religiosa del proprio individuo per nessuna felicità storica ottenuta da spostamento di classi o migliore assisa di ordini. Uno scetticismo doloroso costringe quindi le coscienze a diffidare di tutte le forme della vita. La religione
ombi e rovine economiche è giunta finalmente a costituirsi in repubblica, ma con così debole maggioranza di voti e fiacca compagine di sentimenti, che i residui monarchici possono ancora atterrirla
essi la contraddizione delle necessità religiose e politiche, malinteso ipocritamente da molti, che l'egoismo degl'interessi tendeva a raggruppare intorno alla forma monarchica parassita della idea rivoluzionaria. La rivoluzione per sciogliere il proprio problema fondamentale dovette contraddire al proprio sviluppo sottomettendosi alla monarchia; Mazzini stesso, che nell'
la base del diritto individuale, che un fatto storico giustificato dallo squilibrio di coltura e di sentimento nelle classi dello Stato. Le più colte si mostrarono in gran parte favorevoli alla monarchia, nella quale potevano più facilmente imperare e difendere i privilegi sopravvissuti al naufragio della grande rivoluzione: le più incolte, dominate dall'an
e con lui i feudatarii mutati in cortigiani spadroneggiavano. Il clero più alto di principii e più largo di sistema era allora servo e signore, manipolando, urgendo, sfruttando monarchia, feudalismo e
ne la conquista, pieno ancora la fantasia delle forme medioevali e più savoiardo che italiano, si compon
nvece che stabilito come diritto fondamentale; terrore e odio verso i rivoluzionari, che parlavano solo dell'Italia; pregiudizi religiosi, inflessibili vanità ar
principio, non poteva non diffidare della rivoluz
pressione del doppio problema dell'indipendenza e della unità italiana, si chiarì nemico per difendere il prop
Quindi colla legge delle Guarentigie, che il Parlamento dovette votare, appena insediato a Roma, per calmare le apprensioni del mondo cattolico sulla libertà del papa, e che fu la legge forse più abile e profonda del periodo legislativo oggi ancora in corso, ricominciarono i tentativi di conciliazione non
a vilezza dei ministri che si confessavano spinti su Roma dal popolo, scambiando così per finezza diplomatica la loro insufficenza in uno dei più grandi momenti della storia uni
pontefice, ingegno preclaro di politico quanto minuto e falso letterato: una prudente risurrezione del vecchio guelfismo, tutto accennò ad una conciliazione non ben defini
tologia che furono poco letti e meno compresi. Ora la conciliazione, apparentemente in preda ad una crisi, occupa tutti i giornali e
mane forse il maggiore della politica intern
rvare quanto le è rimasto della propria posizione privilegiata. La conciliazione è allora fra Chiesa e Stato, entrambi basati sopra un principio assoluto: la Chiesa, che arbitra della vita ultramondana vuole signoreggiare la presente per indirizzarvela: lo Stato, che prima e ultima sintesi della vita umana, pretende contenerne e ratten
tutto' il mondo a certe epoche vi pretese una suprema sovranità sui popoli e sui re, politicamente il suo regno era nullameno circoscritto a poche provincie intorno a Roma. Il pon
re che gli macchiarono la vita, doveva ultimamente soccombere per opera della rivoluzione italiana, la quale svolgendosi monarchicamente gli oppose il Principato. Il papato ucciso dalla repubblica romana del quarantotto fu seppellito nel settanta dalla monarchia di Savoia. Sul principio i due all
no legato col regno una pericolosa eredità di odii e di difetti, mentre la rivoluzione, conquistandole mezza Italia, le aveva troppo scemata la gloria delle battaglie e la legittimità dei trionfi. Il popolo italiano nella sua massa più inerte era meglio cattolico che monarchico, nella sua minoranza più attiva rivoluzionario anzichè liberale; le class
perbia di regno. La codardia delle frasi diplomatiche usate dal Ministero andando a Roma dopo Sedan, la lettera umile ed umiliante di Vittorio Emanuele al papa, che rigettava sullaParlamento dai dissidenti cattolici cessava la persecuzione del Culturkampf accettando il papa arbitro nella questione delle Caroline, e spaventato dalla nuova floridezza francese ricomprava da lui un voto del proprio Parlamento per la ricostituzione dell'esercito vincitore a Sedan: lo Czar, tremante sotto l'eroismo dei nichilisti morenti a migliaia
terreno prima di presentarle in Parlamento; Ruggero Bonghi al solito fu il più forte campione del nuovo compromesso, ma il suo ingegno sempre più largo che vasto, e troppo spesso uso a scambiare la bassezza per la profondità, fallì anche qu
ia, fra un morente ed un morto per combattere la vita, rappresenterebbe la più profonda negazione d'ogni coscienza civile. La monarchia deve attingere la legittimità del proprio tempo nei servigi continui resi alla nazione e che una forma repubblicana più alta e quindi corrispondente a uno stadio più avanzato
rivoluzione; forme incomplete della repubblica, la loro gloria più vera e la possibilità di maggiore dur
reso questa necessità, che re Umberto ha pur mostrato di sentire
e forma politica del papato distrutto, e giovandosi della sua influenza sul Parlamento riusciva a farla passare in una legge dello Stato, la monarchia separandosi dall'anima nazionale si contrapponeva alla rivoluzione. In questo caso era subitamente, irreparabilmente per
prepararsi alla grande battaglia, che la democrazia gli darà nel giorno stesso del proprio trionfo. Allo
vogliono fuggirla senza perderla, per tutti i malati che inetti a vivere nella storia si rifugiano nell'astrazione divina e non comunicano più coll'umanità che mediante la preghiera; talvolta questi ammalati si mutano in infermieri e guariscono ritornando all'azione colla carità. L'altro principio è attivo e crea caserme, nelle quali vengono ad arruolarsi e ad armarsi le legioni necessarie alla conquista del mondo. Naturalmente, questi due tipi fondamentali del monachismo si sminuzzano in molte f
con vera eloquenza questa miseri
ve attendersi a nuova e più difficile guerra, dalla quale se non uscirà più sana e più grande, sarà inev
sioni rivoluzionarie non sarà forse senza molto sangue, e forse a questo pensava Don Giovanni m
abile della lotta per la vita, e il sangue sarà s
i al vinto, perchè la
damente radicate negli animi, perchè gli sforzi della vita ordinaria possano sperare di svellerle. Se gli adepti delle antiche piccole corti soppresse sono quasi scomparsi, quelli fra loro che per tradizione aristocratica di famiglia o pregiudizi di educazio
io e rinvigorirsi nella pas
il conte di Cavour profondamente pratico come Guicciardini, talvolta largo e generoso quanto Macchiavelli, si mescolò nell'opera a Mazzini; ai clericali invece, che ebbri della sfida temeraria lanciata da Leone XIII alla critica storica rivantano i beneficii del papato all'Italia, e simulando passione di patria mirano a mescersi nei pubblici ne
gli ha tributato. Ma ai visitatori del colle fiorito, d'onde si scorge tutta Roma e dirimpetto al quale la massa enorme di San Pietro s'erge nella maestà del proprio orgoglio, e quando il sole tramonta pare illuminarsi per le vetriate di un incendio di gloria, parrà che la modesta e rustica figura del prete montanaro sia come erroneamente capit
il redentore. Fra l'eroe di Nazaret e l'eroe di Nizza tu prete non sentisti differenza, e fosti solo a non sentirla. Sii tranquillo, la tua gloria è meritata; i grandi teco allineati sono superbi della tua grandezza, che colma forse l'unico vuoto nelle loro file. Ma verrà un giorno che l'Italia veramente una di mente e di cuore, comprendendo finalmente tutte le epoche della propria vita, riunirà nella propria rico
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