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L'Innocente

Chapter 8 No.8

Word Count: 1722    |    Released on: 04/12/2017

ore circa erano passate dal momen

Il vecchio aveva portato il canestro della colazione; e, non più con sorpresa

pastorali nei soprapporti, aveva una certa gaiezza antiquata, un'aria del secolo scorso. Pel balcone aperto entrava una luce assai mite, poiché pel cielo s'erano diffuse lunghe vene lattee. Nel rettangolo pallido campeggiava "il vecchio cipresso venerabile che aveva al suo piede u

ana d

rico

va, ri

rico

naria intensità nel luogo natale, tra le cose favorevoli. Ma quella sollecitudine affannosa, quel furore di vita, che m'avevano invaso nel giardino alla prim

re; ma soli. Tu vedi: qui non manca nulla; non è stato portato via nulla. Se tu v

tentarla. Le mie ginocchia toccavano le sue ginocch

erte ore, d'essere tornato al tempo dell'adolescenza, al tempo della prima giovinezza. Mi sentivo candido come allora; buono, tenero, semplice. Non mi ricordavo più di nulla. Tutti tutti i miei pensieri erano tuoi; tutte le mie commozioni si riferivano a te. Certe volte, la vista d'un fiore, d'una piccola foglia, bastava a far traboccare la mia anima, tanto era piena. E tu non sapevi nulla; non t'accorgevi di nulla, forse. Ti racconterò…. L'altro giorno, sabato, quando entrai nella tua stanza con quelle spine! Ero timido come un innamorato novello e mi sentivo morire, dentro, dal desiderio di prenderti fra le mie braccia…. Non te n'accorgesti? Ti racconterò tutto; ti farò ridere. Quel giorno le cortine dell'alcova lasciava

pe ella, supplichevole, quasi che

se, sor

nto debole; sono una povera malata…. Tu mi dai le vertigini. Io non

a cogliere né il mio spirito a definire. Quando mai la sua fisonomia aveva avuto quel carattere di mistero inquietante? Pareva che di tratto in tratto la sua espressione si complicasse, si oscurasse fino a divenire enigmatica. Ed io pensavo: "Ella è travagliata dal vortice interiore. Non vede ancora chiaramente in sé medesima quel che è accaduto. Tutto, forse, d

do uno sforzo per dissipare il vapo

che

sorso. Non ricon

o rico

rico

re il ricordo d'amore su cui ondeggiava il fumo di que

insieme, alla

; ma ella non bagnò né pure le labbra, c

b

osso,

er

are. Credo che anche un

erta d'un pall

senti male

iamoci. Andia

suo fianco, poiché nella mia assenza

tto? Tu ti riposerai e

o. Sto già

tare del balcone, al c

stipite, e posò una m

del giardino sottoposto, così ferma era la cima del cipresso innanzi a noi, che quei frulli, quei voli, quei gridi mi diedero un senso di fastidio, mi dispiacquero. Poiché tutto s'a

nuoli?-dissi, ricordando le

sa! F

ra. Non ti piacer

ra ripasser

i, sp

con una sincerità d'augurio così cal

ndai, cercandole neg

-ella rispose, a

ola, che sono tut

o

a…. come

ai mai sapere,

su me con una di quelle sue movenze indescrivibili in cui era quanto di a

la!

bilità di assorbirla a poco a poco, d'imbevermene. Sul pallore del viso la massa dei capelli rilasciata sembrava che

i folli che mi nascono dentro! è una felicità così grande

è sommessamente, co

, che io non ti

Giu

iritta per guarda

i tu se io ti mori

mbi

pio, domani i

ta

gote, su gli occhi, su la fronte, su i capelli, con baci rapidi e le

nc

nostra stanza-io

lasciava

fiori azzurri erano tanto sbiaditi che a pena si vedevano. Un lembo del giardino si rifletteva nello specchio di un armadio, sfondando in una lontananza chimerica. I guanti

azienza, sentendo venire a me da tutte quelle cose non so quale incitazione

om

ore, come se nulla ci fosse noto; ricercare a una a una le nostre carezze e trovare in ognuna un sa

re…. Non sai che è un cattivo augurio? Og

nte, con un ardore incredibile, se

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