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L'Innocente

Chapter 9 No.9

Word Count: 3264    |    Released on: 04/12/2017

dei cavalli-fece Giuliana, s

la doveva esse

'ora?-mi

no quas

mio

i udiva alcuno strepito ch

he tu vada a v

che un vapore mi s'involasse dal cervello. Per la piccola porta laterale del muro di cinta, chia

e voluto trattene

mo qui probabilmente doman

rso il cielo, in s

vve

ere! Quando vedi la carrozza, vie

rondini aumentavano i clamori. L'aria s'era acce

dosi dallo specchio d'innanzi a cui

ul

o ancora tropp

N

viso!

a dalla bara tanto era disfatta. I suoi

-ella soggiunse;

so

sta vuota, le vene vuote, il cuore vuoto…. Tu potrai dire che t'ho dato tu

etudini. Troppo ero intorpidito dalla voluttà, troppo ero offuscato dall'ebrezza; e i moti del mio spirito erano per ciò pigri, la mia conscienz

se il cappello; poi andò verso il ta

pronta

altro oggetto, con l

ombrello

, c

lo lasciato laggiù,

mo a c

troppo

o solo,

anda C

lche ramo di lilla, un ma

ia stare

ti, intanto. Fors

a poltrona, per lei; e

sse-guarda se il mio

la carrozza; è vero!

idiva i

ti chiuda

rdare il giardino. A

Com'è

niccia ondeggiava all'aria, parevano i riflessi d'una seta cangiante. Su la peschiera i salici di Babilonia inchinavano le loro capellature soavi; e l'acqua vi traspariva col fulgore

in fondo ad ogni amore umano si moveva dentro di me. D'avanti a quello spettacolo ideale, la mia stanchezza fisica, il torpore de' miei sensi, parevano app

sse, come i

hiudere gli occhi e

e, rabbr

, ho fr

tere ai brividi che l'assalivano. Il suo volto, specie intorno alle n

o le dissi, accorato, con un po' d

rtami il mantello,

. Ella aveva fretta d'indossarlo. L'aiutai. Quando si riadagiò

bene,

re l'ombrello, laggiù

Che i

aveva pianto, dove ella aveva pronunziate le tre parole divine: "Sì, anche più…." Era una tendenza sentimentale? Era la c

no in un mi

i sotto il bal

uli

lta dalla lunghezza del mantello amaranto, e sul cupo colore quella bianca bianca faccia. (Le parole di Jacopo ad Amanda si sono legat

o chiari sopra gli altri, si distinguevano; accrescevano in me quel senso di perplessità che già alcuni incidenti impreveduti avevano mosso.-Giuliana in quel giorno non m'era apparsa tale quale avrebbe ella dovuto apparire essendo la creatura ch'io conoscevo, "la Giuliana d'una volta." Ella non aveva assunto verso di me, in certe date circostanze, le attitudini che io m'aspettavo. Un elemento estraneo, qualche cosa d'oscuro, di convulso, di eccessivo, aveva modificata, difformata la sua personalità. Dovevano queste alterazioni attribuirsi a uno stato morboso del suo organismo? "Sono malata, sono molto malata", ella aveva spesso ripetuto, come per giustificarsi. Certo, la malatt

sai, con una paura che mi agghiacciò tutto e per qualche attimo m'impedì di proseguire, quasi che il pericolo appariss

o messo animali veloci nel trascorrere. Ancora qualche rondine dispersa gettava un grido, rombando per l'aria come

le avevo detto le parole supreme, le avevo fatto la rivelazione inebriante; "Tu eri nella mia casa, mentre io ti cercava lontano"; là io avevo raccolto dalle sue labbra quel soffio per cui

con un veleno, ella forse ha coltivato, ha aiutato il suo male, l'ha tenuto nascosto perché si diffondesse, perché s'approfondisse, perché divenisse immedicabile. Ella ha voluto essere condotta a poco a poco, segretamente, verso la liberazione, verso la fine. Sorvegliandosi, ella ha acquistato la scienza del suo male; ed ora sa, è sicura di dover soccombere; sa anche forse che l'amore, la voluttà, i miei baci precipiteranno l'opera. Io torno a lei per sempre; una felicità insperata le si apre d'innanzi; ella mi ama e sa di essere immensamente amata; in un giorno, un sogno è divenuto per noi una realtà. Ed ecco, una parola viene alla sua bocca:-Morire!-" In confuso mi passarono d'innanzi le imagini truci che m

ico, quasi che quelle imagini fossero tutte realt

nanimata, le aperture delle fine

slanciandomi su per i gradini, quasi che t

? Che demenz

e quasi buie. Entrai ne

mi domandò Giulia

o che tu avessi chiam

me st

Tullio; tanto fred

le mani. Er

tta gela

nuto questo freddo? Che p

ra ore ed ore. Non c'è nulla che giovi. Bisogna aspettare

ra, come se avesse consumata tut

dissi, volgen

to freddo. Ho bisogno, anzi, di respirare…. Vieni qu

ò la sua mano gelida sul capo,

o Tull

hai avuto male, tu stai male; è vero. Ma non è questo, no. è un'altra cosa, che non comprendo, che non conosco…. Dimmi la verità, anche se la verità dovesse fulminarmi. Stamani, quando tu singhiozzavi, io ti ho chiesto: "è troppo tardi?" E tu mi hai risposto: "No, no…." E io ti ho creduta. Ma non potrebbe essere troppo tardi per un'altra ragione? Qualche cosa potrebbe impedirti di godere questa grande felicità che

sse alfine, con una

ntire nel suono di quelle due parole una confessione ch

le atto proferii la domanda estrema; non so veramente nep

così come sono…. Non c'è null'altro, credi; non ti nascondo nulla…. Potrò guarire, poi; guarirò…. Tu avrai pazienza; è vero? Tu sarai buono…. Vieni qui, Tullio, anima. Anche tu sei un poco stran

. Poiché la poltrona era ampia e bassa, ella che era sottile mi fece posto al suo fianco e mi si strinse addosso rabbrividendo e con una mano prese un lembo del suo mantello e mi coprì. Stavamo come in un giaciglio,

, nel tuo letto, ti terrò m

ì,

Ti addormenterò. Mi dormir

S

to, ti leggerò sul viso i sogni che s

ì,

minerai. Quanto è caro l'atto della tua bocca mentre pronunzia l'u del mio nome! Pare l'accenno di un bacio…. Lo sai? E ti suggerirò qualche parola all'orecchio, per entrare nel tuo sogno. Ti ricordi, allora, quando

e ultima, aumentando quella specie di ebrietà torpida che mi veniva dalla mia ste

, sollevandomi un poc

rriva F

Asc

mo, guardando ve

ersisteva ai confini del cielo, una larga zona tricolore: sanguigna in basso, poi arancia, poi verde del verde d

a l'us

ce-mi susur

mia anima era sospesa, quasi che da quel linguaggio aspettasse una qualche alta rivelazione d'amore. Che provò

ì come un gemito, espresse la tristezza di un amante solitario, un desio accorato, un'attesa vana; gittò un richiamo finale, improvviso, acuto come un grido di angoscia; si spense. Un'altra pausa, più grave. Si udì allora un accento nuovo, che non pareva escire dalla stessa gola, tanto era umile, timido, flebile, tanto somigliava al pigolio delli uccelli appena nati, al cinguettio d'una passeretta; poi, con una volubilità mirabile, quell'accento ingenuo si mutò in una progressione di note sempre più rapide che brillarono in volate di trilli, vibrarono in gorgheggi nitidi, si piegarono in passaggi arditissimi, sminuirono, crebbero, attinsero le altezze soprane. Il cantore s'inebriava del suo canto. Con p

ndendo a una sollecitazione interiore quell

he minuto in quell'attitudine assorti; io sentii all'improvviso abbattermis

l moto che io feci, quel capo si arrovesciò i

uli

l balcone, io fui percosso dall'idea terribile. Fuori di me, lasciando ricadere su la spalliera Giuliana inerte, non c

ia di mio fr

i, dove

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