L'Innocente
dei cavalli-fece Giuliana, s
la doveva esse
'ora?-mi
no quas
mio
i udiva alcuno strepito ch
he tu vada a v
che un vapore mi s'involasse dal cervello. Per la piccola porta laterale del muro di cinta, chia
e voluto trattene
mo qui probabilmente doman
rso il cielo, in s
vve
ere! Quando vedi la carrozza, vie
rondini aumentavano i clamori. L'aria s'era acce
dosi dallo specchio d'innanzi a cui
ul
o ancora tropp
N
viso!
a dalla bara tanto era disfatta. I suoi
-ella soggiunse;
so
ta vuota, le vene vuote, il cuore vuoto.... Tu potrai dire che t'ho dato tu
etudini. Troppo ero intorpidito dalla voluttà, troppo ero offuscato dall'ebrezza; e i moti del mio spirito erano per ciò pigri, la mia conscienz
se il cappello; poi andò verso il ta
pronta
altro oggetto, con l
ombrello
, c
lo lasciato laggiù,
mo a c
troppo
o solo,
anda C
lche ramo di lilla, un ma
ia stare
ti, intanto. Fors
a poltrona, per lei; e
sse-guarda se il mio
la carrozza; è vero!
idiva i
ti chiuda
rdare il giardino. A
Com'è
niccia ondeggiava all'aria, parevano i riflessi d'una seta cangiante. Su la peschiera i salici di Babilonia inchinavano le loro capellature soavi; e l'acqua vi traspariva col fulgore
in fondo ad ogni amore umano si moveva dentro di me. D'avanti a quello spettacolo ideale, la mia stanchezza fisica, il torpore de' miei sensi, parevano app
sse, come i
hiudere gli occhi e
e, rabbr
, ho fr
tere ai brividi che l'assalivano. Il suo volto, specie intorno alle n
o le dissi, accorato, con un po' d
tami il mantello, s
. Ella aveva fretta d'indossarlo. L'aiutai. Quando si riadagiò
bene,
re l'ombrello, laggiù
Che i
aveva pianto, dove ella aveva pronunziate le tre parole divine: "Sì, anche più...." Era una tendenza sentimentale? Era la c
no in un mi
i sotto il bal
uli
lta dalla lunghezza del mantello amaranto, e sul cupo colore quella bianca bianca faccia. (Le parole di Jacopo ad Amanda si sono legat
chiari sopra gli altri, si distinguevano; accrescevano in me quel senso di perplessità che già alcuni incidenti impreveduti avevano mosso.-Giuliana in quel giorno non m'era apparsa tale quale avrebbe ella dovuto apparire essendo la creatura ch'io conoscevo, "la Giuliana d'una volta." Ella non aveva assunto verso di me, in certe date circostanze, le attitudini che io m'aspettavo. Un elemento estraneo, qualche cosa d'oscuro, di convulso, di eccessivo, aveva modificata, difformata la sua personalità. Dovevano queste alterazioni attribuirsi a uno stato morboso del suo organismo? "Sono malata, sono molto malata", ella aveva spesso ripetuto, come per giustificarsi. Certo, la malattia
sai, con una paura che mi agghiacciò tutto e per qualche attimo m'impedì di proseguire, quasi che il pericolo appariss
o messo animali veloci nel trascorrere. Ancora qualche rondine dispersa gettava un grido, rombando per l'aria come
le avevo detto le parole supreme, le avevo fatto la rivelazione inebriante; "Tu eri nella mia casa, mentre io ti cercava lontano"; là io avevo raccolto dalle sue labbra quel soffio per cui
on un veleno, ella forse ha coltivato, ha aiutato il suo male, l'ha tenuto nascosto perché si diffondesse, perché s'approfondisse, perché divenisse immedicabile. Ella ha voluto essere condotta a poco a poco, segretamente, verso la liberazione, verso la fine. Sorvegliandosi, ella ha acquistato la scienza del suo male; ed ora sa, è sicura di dover soccombere; sa anche forse che l'amore, la voluttà, i miei baci precipiteranno l'opera. Io torno a lei per sempre; una felicità insperata le si apre d'innanzi; ella mi ama e sa di essere immensamente amata; in un giorno, un sogno è divenuto per noi una realtà. Ed ecco, una parola viene alla sua bocca:-Morire!-" In confuso mi passarono d'innanzi le imagini truci che m'a
ico, quasi che quelle imagini fossero tutte realt
nanimata, le aperture delle fine
slanciandomi su per i gradini, quasi che t
? Che demenz
e quasi buie. Entrai ne
mi domandò Giulia
vo che tu avessi chiam
me st
Tullio; tanto fred
le mani. Er
ta gelata
nuto questo freddo? Che p
ura ore ed ore. Non c'è nulla che giovi. Bisogna aspettare
ra, come se avesse consumata tut
dissi, volgen
sto freddo. Ho bisogno, anzi, di respirare.... Vieni
ò la sua mano gelida sul capo,
o Tull
hai avuto male, tu stai male; è vero. Ma non è questo, no. è un'altra cosa, che non comprendo, che non conosco.... Dimmi la verità, anche se la verità dovesse fulminarmi. Stamani, quando tu singhiozzavi, io ti ho chiesto: "è troppo tardi?" E tu mi hai risposto: "No, no...." E io ti ho creduta. Ma non potrebbe essere troppo tardi per un'altra ragione? Qualche cosa potrebbe impedirti di godere questa grande felicità che
sse alfine, con una
ntire nel suono di quelle due parole una confessione ch
le atto proferii la domanda estrema; non so veramente nep
ì come sono.... Non c'è null'altro, credi; non ti nascondo nulla.... Potrò guarire, poi; guarirò.... Tu avrai pazienza; è vero? Tu sarai buono.... Vieni qui, Tullio, anima. Anche tu sei un poco strano, m
. Poiché la poltrona era ampia e bassa, ella che era sottile mi fece posto al suo fianco e mi si strinse addosso rabbrividendo e con una mano prese un lembo del suo mantello e mi coprì. Stavamo come in un giaciglio,
nel tuo letto, ti terrò meg
ì,
Ti addormenterò. Mi dormirai
S
o, ti leggerò sul viso i sogni che sog
ì,
ominerai. Quanto è caro l'atto della tua bocca mentre pronunzia l'u del mio nome! Pare l'accenno di un bacio.... Lo sai? E ti suggerirò qualche parola all'orecchio, per entrare nel tuo sogno. Ti ricordi, allora, quando
e ultima, aumentando quella specie di ebrietà torpida che mi veniva dalla mia ste
, sollevandomi un poc
rriva F
Asc
mo, guardando ve
ersisteva ai confini del cielo, una larga zona tricolore: sanguigna in basso, poi arancia, poi verde del verde d
a l'us
ce-mi susur
mia anima era sospesa, quasi che da quel linguaggio aspettasse una qualche alta rivelazione d'amore. Che provò
ì come un gemito, espresse la tristezza di un amante solitario, un desio accorato, un'attesa vana; gittò un richiamo finale, improvviso, acuto come un grido di angoscia; si spense. Un'altra pausa, più grave. Si udì allora un accento nuovo, che non pareva escire dalla stessa gola, tanto era umile, timido, flebile, tanto somigliava al pigolio delli uccelli appena nati, al cinguettio d'una passeretta; poi, con una volubilità mirabile, quell'accento ingenuo si mutò in una progressione di note sempre più rapide che brillarono in volate di trilli, vibrarono in gorgheggi nitidi, si piegarono in passaggi arditissimi, sminuirono, crebbero, attinsero le altezze soprane. Il cantore s'inebriava del suo canto. Con p
ndendo a una sollecitazione interiore quell
he minuto in quell'attitudine assorti; io sentii all'improvviso abbattermis
l moto che io feci, quel capo si arrovesciò i
uli
balcone, io fui percosso dall'idea terribile. Fuori di me, lasciando ricadere su la spalliera Giuliana inerte, non ces
ia di mio fr
i, dove